Alessandro nell’Indie, libretto, Stoccarda, Cotta, 1760

 SCENA VII
 
 ERISSENA accompagnata da Macedoni e detti
 
 CLEOFIDE
 Erissena! Che veggo!
 Tu nella reggia? (Ad Erissena)
 PORO
                                 Io ti credea, germana,
325prigioniera nel campo.
 ERISSENA
                                            Un tradimento
 mi portò tra nemici e un atto illustre
 del vincitor pietoso a voi mi rende.
 CLEOFIDE
 Che ti disse Alessandro?
 Parlò di me?
 PORO
                           (Che mai richiede) (Da sé)
 CLEOFIDE
                                                                Assai
330può giovarmi il saperlo (Ad Erissena)
 PORO
                                              (Alfine è questa
 innocente richiesta) (Da sé)
 ERISSENA
                                         I detti suoi
 ridirti non saprei. So che mi piacque
 il suon di sue parole. Io non l'intesi
 così soave in altro labbro. O quanto
335ancor nella favella
 son diversi da' nostri i suoi costumi!
 Credo che in ciel così parlino i numi.
 PORO
 (Che importuna!)
 ERISSENA
                                    O regina,
 come  dolce in quel volto
340fra lo sdegno guerrier sfavilla amore!
 Di polve e di sudore
 anche aspersa la fronte
 serba la sua bellezza e l'alma grande
 in ogni sguardo suo tutta si vede.
 PORO
345Cleofide da te questo non chiede. (Con isdegno ad Erissena)
 CLEOFIDE
 Ma giova questo ancora
 forse a' disegni miei.
 PORO
 (Noi ritorniamo a dubitar di lei).
 CLEOFIDE
 Macedoni guerrieri,
350tornate al vostro re; ditegli quanto
 anche fra noi la sua virtù s'ammira;
 ditegli che al suo piede
 tra le falangi armate
 Cleofide verrà.
 PORO
                              Come! Fermate. (A’ Macedoni)
355Tu ad Alessandro? (A Cleofide)
 CLEOFIDE
                                      E che perciò? Non vedo
 ragion di maraviglia.
 PORO
                                         In questa guisa
 il tuo decoro, il nome tuo s'oscura.
 L'India che mai dirà?
 CLEOFIDE
                                           Questa è mia cura.
 Partite. (A’ Macedoni che partono)
 PORO
                  (Io smanio).
 CLEOFIDE
                                           Ah non vorrei che fosse
360il tuo soverchio zelo
 quel solito timor che ti avvelena.
 PORO
 Lo tolga il cielo. (O giuramento! O pena!)
 CLEOFIDE
 Siegui a fidarti; in questa guisa impegni
 a maggior fedeltà gli affetti miei.
365Quando Poro mi crede,
 come tradir potrei sì bella fede?
 
    Se mai turbo il tuo riposo,
 se m'accendo ad altro lume,
 pace mai non abbia il cor.
 
370   Fosti sempre il mio bel nume,
 sei tu solo il mio diletto;
 e sarai l'ultimo affetto
 come fosti il primo amor. (Parte)