Alessandro nell’Indie, libretto, Stoccarda, Cotta, 1760

 SCENA V
 
 PORO esce dalla parte sinistra della scena, senza spada seguito da CLEOFIDE
 
 CLEOFIDE
 Mio ben.   (Trattenendolo)
 PORO
                      Lasciami. (Si stacca da Cleofide)
 CLEOFIDE
                                          Oh dio!
 Sentimi, dove fuggi?
 PORO
                                         Io fuggo, ingrata,
 l'aspetto di mia sorte. Io fuggo l'ire
 dell'inferno e del ciel congiunti insieme
760contro un monarca oppresso;
 da te fuggo infedele e da me stesso.
 CLEOFIDE
 Lascia almen ch'io ti siegua.
 PORO
                                                      Io mi vedrei
 sempre d'intorno il mio maggior tormento.
 CLEOFIDE
 Dunque m'uccidi.
 PORO
                                    Ai fortunati Elisi
765tu giungeresti a disturbar la pace.
 Io non invidio tanto
 il riposo agli estinti.
 CLEOFIDE
                                       Ah per quei primi
 fortunati momenti in cui ti piacqui,
 per l'infelice e vero
770non creduto amor mio, dolce mia vita,
 non lasciarmi così.
 PORO
                                     Ti lascio alfine
 coll'amato Alessandro.
 CLEOFIDE
                                           E ancor non vedi
 che per punir l'eccesso
 della tua gelosia finsi incostanza?
 PORO
775Ti conosco abbastanza.
 CLEOFIDE
                                            Ecco a' tuoi piedi (S’inginnocchia)
 un'amante regina
 supplice, sconsolata e di frequenti
 lagrime sventurate aspersa il volto.
 PORO
 (Mi giunge a indebolir, se più l'ascolto).   (In atto di partire)
 CLEOFIDE
780Ingrato, non partir. Guardami. Io t'offro   (S’alza)
 spettacolo gradito agli occhi tuoi.
 Voi dell'Idaspe, voi
 onde di quel crudel meno insensate
                                                                    meco le mie sventure al mar portate. (Va per gettarsi nel fiume)
 PORO
 Cleofide, che fai? Fermati. Oh dei!   (Corre per arrestarla)
 CLEOFIDE
785Che vuoi? Perché m'arresti,
 adorato tiranno? È di mia sorte
 la pietà che ti muove? O ti compiaci
 di vedermi ogn'istante
 mille volte morir?
 PORO
                                    (Numi, che pena!)
 CLEOFIDE
790Parla.
 PORO
              Deh se tu m'ami,
 non dar prove sì grandi
 della tua fedeltà. Fingi incostanza,
 del geloso mio cor le furie irrita.
 Il perderti è tormento;
795ma il perderti fedele è tal martire,
 è pena tal che non si può soffrire.
 CLEOFIDE
 Io vi perdono, o stelle,
 tutto il vostro rigor. Compensa assai
 la sua pietade i miei sofferti affanni.
 PORO
800È questo, astri tiranni,
 il talamo sperato? È questo il frutto
 di tanto amor? Felicità sognate!
 Inutili speranze!
 CLEOFIDE
                                  Ancor, mio bene,
 noi siamo in libertà. Posso a dispetto
805dell'ingiusto destin darti una prova
 maggior d'ogni altra. In sacro nodo uniti
 oggi l'India ci vegga; e questo il punto
 de' tuoi dubbi gelosi ultimo sia.
 Porgimi la tua destra, ecco la mia.
 PORO
810Ah qual tempo, qual luogo,
 quali auspici funesti
 per invitarmi a tanto ben scegliesti!
 E celebrar dovrassi
 un real imeneo fra le ruine,
815fra le stragi, fra l'armi, in riva a un fiume,
 senz'ara, senza tempio e senza nume?
 CLEOFIDE
 All'azioni de' regi
 sempre assistono i numi. Ara che basta
 è un cor divoto e in questo clima o altrove
820ogni parte del mondo è tempio a Giove.
 Prendi della mia fede,
 prendi il pegno più grande.
 PORO
                                                     In tal momento
 la mia sorte infelice io non rammento.
 A DUE
 
    Sommi dei, se giusti siete,
825proteggete il bel desio
 d'un amor così pudico.
 Proteggete...
 
 CLEOFIDE
                          Ah, ben mio, giunge il nemico.
 PORO
 Vieni. Quest'altra via
 involarci potrà... Ma quindi ancora
830giunge stuol numeroso. Agl'infelici
 son pur brevi i contenti!
 CLEOFIDE
                                               Io non saprei
 figurarmi uno scampo; a tergo il fiume,
 Alessandro ci arresta
 in quella parte e Timagene in questa.
835Eccoci prigionieri.
 PORO
                                     Oh dio! Vedrassi
 la consorte di Poro
 preda de' Greci? Agl'impudici sguardi
 misero oggetto? All'insolenti squadre
 scherno servil? Chi sa qual nuovo amore,
840qual talamo novello... Ah ch'io mi sento
 dall'insano furor di gelosia
 tutta l'alma avvampar.
 CLEOFIDE
                                            Sposo, un momento
 ci resta ancor di libertà. Risolvi.
 Un consiglio, un aiuto.
 PORO
                                            Eccolo. È questo (Impugna uno stile)
845barbaro sì ma necessario, è degno
 del tuo core e del mio. Mori e m'attenda
 l'ombra tua degli Elisi in su la soglia
 senza il rossor della macchiata spoglia.
 CLEOFIDE
 Come!
 PORO
                Sì, mori; oh dio! (Vuol ferirla e si ferma)
850Qual gelo! Qual timor! Vacilla il piede,
 palpita il core e fugge
 dall'ufficio crudel la man pietosa.
 Ah Cleofide, ah sposa,
 ah dell'anima mia parte più cara,
855qual momento è mai questo! E chi potrebbe
 non avvilirsi e trattenere il pianto?
 Cara, la mia virtù non giunge a tanto.
 CLEOFIDE
 O tenerezze! O pene!
 PORO
                                         Ecco i nemici. (Guardando dentro la scena)
 Perdona i miei furori,
860adorato ben mio, perdona e mori. (In atto di ferirla)