Alessandro nell’Indie, libretto, Stoccarda, Cotta, 1760

 SCENA VII
 
 TIMAGENE e detti
 
 TIMAGENE
                  Le greche schiere,
 signor, vieni a sedar. Chiede ciascuno
880di Cleofide il sangue. Ognun la crede
 rea dell'insidia.
 PORO
                                Ella è innocente. Ignota
 le fu la trama. Il primo autor son io;
 tutto l'onor del gran disegno è mio.
 CLEOFIDE
 (Aimè!)
 ALESSANDRO
                   Barbaro, e credi
885pregio l'infedeltà?
 CLEOFIDE
                                    Signor, s'io mai...
 ALESSANDRO
 Abbastanza palese
 per l'insulto d'Asbite
 è l'innocenza tua; per me, regina,
 sarà nota alle schiere. Io passo al campo,
890intanto, o Timagene,
 tu di congiunte navi
 altro ponte rinnova; occupa i siti
 della città più forti; entro la reggia
 sia da qualunque insulto
895Cleofide difesa; e questo altero
 custodito rimanga e prigioniero.
 PORO
 Io prigionier!
 CLEOFIDE
                            Deh lascia
 Asbite in libertà. Sua colpa alfine
 è l'esser fido a Poro. Un tal delitto
900non merita il tuo sdegno.
 ALESSANDRO
 Di sì bella pietà si rese indegno. (Parte)