Il filosofo di campagna, libretto, Roma, Zempel, 1756 (Civitavecchia)

 SCENA IV
 
 DON TRITEMIO, poi RINALDO e CAPOCCHIO notaro
 
 DON TRITEMIO
 Se denaro vorrà, gliene darò,
 purché sicuro sia con fondamento
 e che almeno mi paghi il sei per cento.
 Ma che vedo? È colui
595che mi ha chiesto la figlia. Or che pretende?
 Col notaro che vuol? Che far intende?
 RINALDO
 Compatite signor...
 DON TRITEMIO
                                      La riverisco.
 RINALDO
 Compatite se ardisco
 replicarvi l'incommodo. Temendo
600che non siate di me ben persuaso
 ho condotto il notaro,
 il qual patente e chiaro
 di me vi mostrerà
 titolo, parentele e facoltà.
 DON TRITEMIO
605(È ridicolo invero).
 CAPOCCHIO
                                      Ecco, signore,
 l'istrumento rogato
 d'un ricco marchesato;
 ecco l'albero suo, da cui si vede
 che per retto camino
610vien l'origine sua del re Pipino.
 DON TRITEMIO
 Oh caperi! Che vedo!
 Questa è una cosa bella in verità.
 Ma della nobiltà, signor mio caro,
 come andiamo dal par con il denaro?
 RINALDO
615Mostrategli i poderi,
 mostrategli sinceri i fondamenti. (A Capocchio)
 CAPOCCHIO
 Questi sono istrumenti
 di compre, di censi, di livelli,
 questi sono contratti buoni e belli. (Mostrando alcuni fogli a guisa d’instrumenti antichi)
 
620   Nel Quattrocento
 sei possessioni
 nel Cinquecento
 quattro valloni.
 Anno millesimo
625una duchea
 milletrentesimo
 una contea
 emit etcaetera.
 
    Case e casoni
630giurisdizioni
 frutti annuali
 censi e cambiali.
 Sic etcaetera
 cum etcaetera. (Parte)