Alessandro nell’Indie, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1776

 SCENA V
 
 TIMAGENE
 
 TIMAGENE
 Ma qual sorte è la mia! Nacque Alessandro
145per offendermi sempre. Anche in amore
 m'oltraggia il merto suo. Piccola offesa
 che rammenta le grandi. Ei di sua mano
 del mio gran genitor macchiò col sangue
 l'infausta mente; e se pentito ei pianse,
150io n'abborisco appunto
 la tiranna virtù con cui mi scema
 la ragion d'abborrirlo. Eh l'odio mio
 si appaghi alfine. Irriterò le squadre;
 solleverò di Poro
155le cadenti speranze; alla vendetta
 qualche via troverò, che il vendicarsi
 d'un ingiusto potere
 persuade natura anche alle fiere.
 
    O sugli estivi ardori
160placida al sol riposa
 o sta fra l'erbe e i fiori
 la pigra serpe ascosa,
 se non la preme il piede
 di ninfa o di pastor.
 
165   Ma se calcar si sente,
 a vendicarsi aspira;
 e su l'acuto dente
 il suo veleno e l'ira
 tutta raccoglie allor. (Parte)