Il filosofo di campagna, libretto, Milano, Ghislandi, 1757 (Novara)

 SCENA V
 
 Campagna con casa rustica.
 
 NARDO esce di casa con una verga accompagnato da alcuni villani
 
 NARDO
 
    Al lavoro, alla campagna,
205poi si gode, poi si magna
 con diletto e libertà.
 
    Oh che pane delicato,
 se da noi fu coltivato!
 Presto presto, a lavorare,
210a prodare, seminare,
 e dappoi si mangerà;
 del buon vin si beverà
 ed allegri si starà. (Partono i contadini e restandone uno impiegato)
 
 Vanga mia benedetta,
215mio diletto conforto e mio sostegno,
 tu sei lo scetro e questi campi il regno.
 Quivi regnò mio padre,
 l'avolo ed il bisavolo ed il tritavolo
 e fur sudditi lor la zucca, il cavolo.
220Nelle città famose
 ogni generazion si cambia stato,
 se il padre ha accumulato
 con fatica, con arte e con periglio
 distrugge i beni suoi prodigo il figlio.
225Qui dove non ci tiene
 il lusso, l'ambizion, la gola oppressi
 sono gl'uomini ognor sempre gl'istessi.
 Non cambierei, lo giuro,
 con piacer delle feste e dei teatri
230zappe, trebbie, rastrei, vanghe ed aratri.