Alessandro nell’Indie, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1776

 SCENA XII
 
 CLEOFIDE, GANDARTE, poi ERISSENA
 
 CLEOFIDE
 Chi sperava, o Gandarte,
 tanta felicità fra tanti affanni?
725Quanto dobbiamo a' tuoi pietosi inganni.
 GANDARTE
 Di vassallo e d'amico
 ho compiuto il dover. Ma... chi s'appressa?
 CLEOFIDE
 Sarà forse lo sposo.
 Ah no; giunge Erissena.
 GANDARTE
                                              Oh come asperso
730ha di lagrime il volto!
 CLEOFIDE
                                          Eh non è tempo
 di pianto, o principessa. Andremo altrove
 a respirar con Poro aure felici.
 ERISSENA
 Ah! Che Poro morì.
 CLEOFIDE
                                      Come!
 GANDARTE
                                                     Che dici!
 CLEOFIDE
 M'ha tradita Alessandro.
 ERISSENA
                                                Ei di sé stesso
735fu l'uccisor.
 CLEOFIDE
                        Quando? Perché? Finisci (Con affanno e fretta)
 di trafiggermi il cor.
 ERISSENA
                                        Sai che rimase
 creduto Asbite a Timagene in cura...
 CLEOFIDE
 E ben?
 ERISSENA
                 Cinto da' Greci
 lungo il fiume, alle tende
740andava prigionier, quando si mosse
 con impeto improvviso ed i sorpresi
 improvidi custodi urtò, divise;
 fra lor la via s'aperse,
 si lanciò nell'Idaspe e si sommerse.
 GANDARTE
745Privo di te, servo de' Greci, in odio (A Cleofide)
 ebbe Poro la vita.
 CLEOFIDE
                                   I suoi furori (Piangendo)
 mi predicean qualche funesto eccesso.
 GANDARTE
 Ma donde il sai? (Ad Erissena)
 ERISSENA
                                  Da Timagene istesso.
 CLEOFIDE
 Che mi giovò su l'are
750tante vittime offrirvi, ingiusti dei? (Con passione disperata)
 GANDARTE
 Ah che dici, o regina!
 Fuggi; torna in te stessa;
 pensa a salvarti.
 CLEOFIDE
                                 A che fuggir? Qual danno (Come sopra)
 mi resta da temer? Lo sposo, il regno
755misera già perdei; si perda ancora
 la vita che m'avanza.
 Dov'è più di periglio, ho più speranza.
 
   Se il ciel mi divide
 dal caro mio sposo,
760perché non m'uccide
 pietoso il martir?
 
    Divisa un momento
 dal dolce tesoro,
 non vivo, non moro;
765ma provo il tormento
 d'un viver penoso,
 d'un lungo morir. (Parte)