Il filosofo di campagna, libretto, Firenze, Paperini, 1758 (Pistoia)

 SCENA V
 
 Campagna con casa rustica.
 
 NARDO esce di casa con una vanga accompagnato da alcuni villani
 
 NARDO
 
200   Al lavoro, alla campagna,
 poi si gode, poi si magna
 con diletto e libertà.
 
    Oh che pane delicato,
 se da noi fu coltivato!
205Presto, presto a lavorare,
 a potare, a seminare,
 e doppoi si mangerà,
 del buon vin si beverà
 ed allegri si starà. (Partano i contadini, restandone uno impiegato)
 
210Vanga mia benedetta,
 mio diletto conforto e mio sostegno,
 tu sei lo scettro e questi campi il regno.
 Quivi regnò mio padre,
 l'avolo ed il bisavolo e il tritavolo
215e fur sudditi lor la zucca, il cavolo.
 Nelle città famose
 ogni generazion si cambia stato.
 Se il padre ha accumulato
 con fatica e con arte e con periglio,
220distrugge i beni suoi prodigo il figlio.
 Qui, dove non ci tiene
 il lusso, l'ambizion, la gola oppressi,
 sono gli uomini ognor sempre gl'istessi.
 Non cambierei, lo giuro,
225col piacer delle feste e dei teatri
 zappe, trebbie, rastrei, vanghe ed aratri.