Il filosofo di campagna, libretto, Münster, Kördinck, 1764

 SCENA III
 
 DONNA ALCEA e poi RINALDO
 
 DONNA ALCEA
 Allegoricamente
 m'ha detto che son vecchia
135e che i vecchi non sono buoni a niente.
 Per or d'Eugenia mia
 liberarmi mi preme. Un buon partito
 Nardo per lei sarà, ricco, riccone,
 un villano, egli è ver, ma sapientone.
 RINALDO
140Ecco della mia bella
 l'amata genitrice. (Da sé in disparte)
 DONNA ALCEA
 Per la villa si dice
 che Nardo ha un buono stato
 e da tutti filosofo è chiamato. (Da sé)
 RINALDO
145(Sorte, non mi tradir). La riverisco.
 DONNA ALCEA
                                                                   Padrone.
 RINALDO
 S'ella mi permetese,
 le direi due parole.
 DONNA ALCEA
 Anche quattro ne ascolto e più, se vuole.
 RINALDO
 Non so se mi conosca.
 DONNA ALCEA
                                          Non mi pare.
 RINALDO
150Di me si può informare.
 Son cavaliere e sono i beni miei
 vicini ai suoi.
 DONNA ALCEA
                            Mi rallegro con lei.
 RINALDO
 Ella ha una figlia.
 DONNA ALCEA
                                   Sì signor.
 RINALDO
                                                       Dirò...
 Se fossi degno... Troppo ardire è questo...
155Ma! Mi sprona l'amore...
 DONNA ALCEA
                                                Intendo il resto.
 RINALDO
 Dunque, signora...
 DONNA ALCEA
                                     Dunque, signor mio caro,
 per venir alle corte io vi dirò...
 RINALDO
 M'accordate la figlia?
 DONNA ALCEA
                                          Signor no.
 RINALDO
 Ahi mi sento morir!
 DONNA ALCEA
                                        Per cortesia,
160non venite a morir in casa mia.
 RINALDO
 Ma perché sì aspramente
 mi togliete alla prima ogni speranza!
 DONNA ALCEA
 Lusingarvi sarebbe una increanza.
 RINALDO
 Son cavalier.
 DONNA ALCEA
                           Benissimo.
 RINALDO
                                                  De' beni
165ricco son quanto voi.
 DONNA ALCEA
                                        Son persuasa.
 RINALDO
 Il mio stato, i miei fondi,
 le parentele mie vi mostrerò.
 DONNA ALCEA
 Credo tutto.
 RINALDO
                         Che speri?
 DONNA ALCEA
                                               Signor no.
 RINALDO
 Ma la ragion almeno
170dite perché né men si vuol ch'io speri.
 DONNA ALCEA
 La ragion?...
 RINALDO
                          Vuo' saper...
 DONNA ALCEA
                                                   Sì, volontieri.
 
    La mia ragion è questa.
 Mi par ragione onesta.
 La figlia mi chiedeste
175e la ragion voleste...
 La mia ragion sta qui.
 Non posso dir di sì,
 perché vuo' dir di no.
 
    Se non vi basta ancora,
180un'altra ne dirò.
 Rispondo: «Signor no,
 perché la vuo' così».
 E son padron di dirlo;
 la mia ragion sta qui. (Parte)