Lo frate ’nnamorato, libretto, Napoli, De Bejase, 1734

 SCENA X
 
 Nena
 
 NENA
 Chiaro pur favellommi; e ancorché in cifre,
 del caro Ascanio, per cui l'alma ho accesa,
 l'amor mi rinfacciò. Vuol, ch'io non l'ami,
 e me'l consiglia, e mostra
295pietade del mio male;
 ma il tutto ad arte infinge: ella è rivale.
 Ahi! Chi sa, che col zio
 non si adopri a mio danno?
 Mancava alle mie pene or questo affanno.
300Ma al fin che mai sarà? Con arte ancora
 saprò deludere l'arte sua. Mi preme
 sol, che del caro bene
 io non so, che promettermi: al mio foco
 par che avvampi ad un tempo, e sia di gelo;
305e affermar non mi lice,
 s'esser debbo per lui lieta, o infelice.
 
   È strano il mio tormento,
 è nuovo il mio martire.
 No, che nol puoi soffrire,
310povero amante cor.
 
   E chi sì duro stento,
 chi ti dà tanti affanni?
 Oimè son due tiranni:
 la speme ed il timor.