Antigono, libretto, Lucca, Benedini, 1746

 SCENA IX
 
 Spaziose loggie della reggia di Tessalonica, corrispondente a differenti appartamenti e gallerie, magnificamente ornate di statue.
 
 ANTIGONO e DEMETRIO
 
 ANTIGONO
625Dunque nascesti ingrato
 per mia sventura. Il più crudel nemico
 dunque ho nutrito in te. Bella mercede
 di tante mie paterne cure e tanti
 palpiti che mi costi. Io non pensai
630che di me stesso a render te maggiore;
 non pensi tu che a lacerarmi il core.
 DEMETRIO
 Ma credei...
 ANTIGONO
                         Che credesti? Ad Alessandro
 con quale autorità, gli affetti altrui
 ardisti offrir? Chi t'insegnò la fede
635a sedur d'una sposa
 e a favor del nemico?
 DEMETRIO
                                          Il tuo periglio...
 ANTIGONO
 Io de' perigli miei
 voglio solo il pensiero. A te non lice
 di giudicar qual sia
640il mio rischio maggior.
 DEMETRIO
                                            Se di te stesso
 signor cura non prendi, abbila almeno
 di tanti tuoi fidi vassalli. Un padre
 lor conserva ed un re. Se tanto bene
 non vuol congiunto il ciel, renda felice
645l'Epiro Berenice,
 tu Macedonia. È gran compenso a questa
 del ben che perderà, quel che le resta.
 ANTIGONO
 Generoso consiglio
 degno del tuo gran cor. (Vuol partire)
 DEMETRIO
                                             Degno d'un figlio (Seguitandolo)
650che forse...
 ANTIGONO
                       I passi miei
 guardati di seguir.