Antigono, libretto, Lucca, Benedini, 1746

 SCENA XII
 
 BERENICE e DEMETRIO
 
 BERENICE
 Demetrio ah fuggi almeno,
 fuggi almen tu.
 DEMETRIO
                               Mia Berenice, e il padre
 abbandonar dovrò.
 BERENICE
                                      Per vendicarlo
 serbati in vita.
 DEMETRIO
                              Io vuo' salvarlo o voglio
715morirgli accanto. E morirò felice
 or che so che tu m'ami.
 BERENICE
                                             Io t'amo! Oh dei!
 Chi tel disse? Onde il sai?
 Quando d'amor parlai?
 DEMETRIO
                                             Tu non parlasti
 ma quel ciglio parlò.
 BERENICE
                                        Fu inganno.
 DEMETRIO
                                                                Ah lascia
720a chi deve morir questo conforto.
 No crudel tu non sei; procuri invano
 finger rigor; ti trasparisce in volto
 co' suoi teneri moti il cor sincero.
 BERENICE
 E tu dici d'amarmi? Ah non è vero.
725Ti sarebbe più cara
 la mia virtù; non ti parria trionfo
 la debolezza mia; verresti meno
 a farmi guerra; estingueresti un foco
 che ci rende infelici
730e che può farci rei;
 né cercheresti ingrato
 saper per te fra quali angustie io sono.
 DEMETRIO
 Berenice ah non più; son reo; perdono.
 Eccomi qual mi vuoi. Conosco il fallo;
735l'emenderò. Da così bella scorta
 se preceder mi vedo
 il cammin di virtù facile io credo.
 
    Non temer, non son più amante,
 la tua legge, ho già nel cor.
 
 BERENICE
 
740   Per pietà da questo istante
 non parlar mai più d'amor.
 
 DEMETRIO
 
    Dunque addio... Ma tu sospiri.
 
 BERENICE
 
 Vanne addio. Perché t'arresti?
 
 DEMETRIO
 
 Ah per me tu non nascesti.
 
 BERENICE
 
745Ah non nacqui, oh dio, per te.
 
 A DUE
 
    Che d'Amor nel vasto impero
 si ritrovi un duol più fiero
 no possibile non è. (Partono)
 
 Fine dell’atto secondo