Il mondo della luna, libretto, Venezia, Fenzo, 1750

                                                                       Io penso
1305che mi compatirà.
 DON PIETRO
                                    Oh! non ne parli.
 CARLO
 Mi farà quest’onore.
 DON PIETRO
                                        Oh! l’è padrone.
 CARLO
 Sarò da lei scusato.
 DON PIETRO
 O mmalora! M’ha lei assassinato.
 (Mo schierchio vi).
 VANNELLA
                                      (Chist’è lo cunto justo
1310de stammatina).
 CARDELLA
                                  (Bene mio: che gusto!)
 CARLO
 Signor Don Pietro, ei par...
 DON PIETRO
                                                   Sto flatizzante,
 per ciò non m’interrompa or, ch’io trascorro.
 CARLO
 Dica pur.
 DON PIETRO
                     Nina, e Nena, e Nena, e Nina
 so invaghite d’Ascanio, e Ascanio toppa
1315lo galantommo a ttutte doje: na botta
 dace a lo chirchio, e n’autra a lo tompagno.
 CARLO
 Ahi ch’ascolto?
 DON PIETRO
                              Di più. Luggrezia poi
 sta co Ascanio incappata.
 CARLO
                                                Oh Dio!
 DON PIETRO
                                                                 Ma quella
 è da questo scacciata.
 VANNELLA
                                          (Ora sto mbruoglio
1320no lo sapeva ancora).
 CARLO
                                         E ciò sapete
 voi ben?...
 DON PIETRO
                      For bien: il padre
 ha scoperta l’imbroglia.\PCARLO
                                                               Ei questo forse
 conferirmi dovea?
 DON PIETRO
                                     Sì questo.
 CARLO
                                                          Adunque
 che far da noi si dè?
 DON PIETRO
1325Che far? Ci gratterem noi ambi e tre.
 CARDELLA
 (Gh’è la meglio de tutte).
 CARLO
                                                 Io penserei
 ben al rimedio.
 DON PIETRO
                               E a qual?
 CARLO
                                                   Per questa sera
 le nozze stringerei.
 DON PIETRO
                                     Bravo! Lei pensa
 come un demonio.
 CARLO
                                     Veda:
1330la via più breve è questa.
 DON PIETRO
 Ogni doglia di testa
 così si leverebbe. Oh ben. Son pronto.
 CARLO
 Ma il signor Marcaniello?
 DON PIETRO
                                                 Va a mio conto.
 CARLO
 Preparar mi poss’io dunque a i contenti?
 DON PIETRO
1335Guì guì monseù, saremo al fin parenti. (S’abbracciano)
 CARDELLA
 (Cca se corre: avesammo la segnora).
 VANNELLA
 (A le ppatrune io voglio dì lo ttutto).
 A DUE
 (No guajo chisto po essere assaje brutto). (Traseno)
 CARLO
 
    Ai grande onore
1340sarò inalzato
 d’imparentarmi
 con voi, signore;
 sarò beato,
 e invidiarmi
1345ognun dovrà.
 
    Non mi credete?
 ah! m’offendete.
 Non so adulare,
 vi sto a narrare
1350la verità.
 (E sse nne va facenno ceremonie nziemo co Don Pietro)
 
 SCENA III
 
 Nina, e ppo Nena da la casa
 
 NINA
 Io vo col zio finirla... egli andò via.
 Or sì sua tirannia è di tal sorte,
 che soffrir non si può.
 NENA
                                           Dov’è quel crudo,
 che concertar pensò la nostra morte?
 NINA
1355Egli partì.
 NENA
                      Per questa sera dunque
 già verranno ad effetto
 nozze si abominevoli?
 NINA
                                           Ah dispetto!
 Ma avrò spirito, avrò cor; stringerò il ferro,
 sì sì il ferro, e quel folle,
1360ch’osa toccar mia destra,
 scorgerà, che sa far donna adirata.
 NENA
 Oprare anch’io saprò da disperata.
 NINA
 Nina sposa ad un vecchio? Ah no. Non sia.
 NENA
 Nena ad un matto sposa? Eh ch’è follia.
 NINA
1365Non a lui, non ad altri
 l’amoroso desio
 volger saprò giammai.
 NENA
 Non ei, non altri mai
 potrà farmi svegliar nel petto amore.
 A DUE
1370Sol d’Ascanio è il mio core.
 NINA
 Pensi ad Ascanio ancor?
 NENA
                                               Ancor Ascanio
 non obliasti?
 NINA
                           E speri
 da lui mercé?
 NENA
                            Da lui mercé tu attendi?
 NINA
 Né mercé, né pietà; ma acciocché vana
1375sia tua speranza ancor, miei detti indeti.
 
    Suo caro, e dolce amore
 fida serbai nel core,
 e ’l serberò costante;
 né per avversa sorte
1380tempre mai cangerò.
 
    Preda di morte ancora,
 ombra vagante ognora
 intorno a lui sarò.
 
 SCENA IV
 
 Nena
 
 NENA
 Ahi quanto è ver, che di costei l’amore
1385la mia speranza uccide!
 Ma di me più infelice ove si vide?
 Amo, e desio d’esser riamata amando:
 così al mio male aver consuolo io penso.
 Pur son riamata, e pure
1390consuol non ho, né trovo al mal compenso.
 
    Va solcando il mar d’amore
 or quest’alma innamorata.
 Dolce spira aura seconda,
 l’onda è in calma; e sventurata!
1395Pur costretta è a naufragar.
 
    Ahi! l’esempio di sventura,
 la più strana, la più dura,
 solo in me si può trovar.
 
 SCENA V
 
 Ascanio
 
 ASCANIO
 A ddò vao? dove stongo?
1400che rresorvo? che ffaccio? Ah! ca mme sento
 de chell’affritte into a le rrecchie ancora
 le buce, e lo lamiento: e cchisto affanno,
 e cchillo, che mme dà la passeone,
 provà mme fanno agnora
1405de la morte li spaseme, e le ppene.
 Addo vao? dove stongo?
 che rresorvo, che ffaccio, affritto mene!
 
    Chi dà pace, chi dà carma
 a cchest’arma?
1410Sento dire: no nc’è ppace,
 no nc’è ccarma cchiù ppe tte.
 
 SCENA VI
 
 Luggrezia da la casa, e lo stisso
 
 LUGGREZIA
 Oh tu cca staje? Te do na bella nova,
 ch’aggio mo propio ntesa. Pe stasera
 già co lo gnore Nina,
1415e cco fratemo Nena ha da sposare,
 e io co lo si Carlo. Ah? che te pare?
 Non respunne? te mute de colore?
 ASCANIO
 Comme... che ddice?... O Dio!
 Già mme leva lo sciato lo dolore.
 LUGGREZIA
1420No ll’aje sentuto? Torno a ddirlo?
 ASCANIO
                                                               Ah none:
 ca troppo ll’aggio ntiso. E ssarrà bero?
 E ll’aggio da vedere, e dda soffrire?
 Ajemme... comme... mme sento io già mmorire.
 LUGGREZIA
 Nemmico de te stisso, e non te cure
1425de provare st’affanno,
 pe d’essere co mme cossì teranno!
 
 SCENA VII
 
 Marcaniello da la casa co uno, che l’appoja, e cco n’auto, che pporta na seggia
 
 MARCANIELLO
 Portate cca sta seggia,
 ca voglio stare cca: co lo sta ncoppa,
 m’abbenceno li frate.
 LUGGREZIA
                                          (O Dio! lo gnore!)
 MARCANIELLO
1430E tu lloco che ffaje co sso mercante?
 Comme...
 LUGGREZIA
                     Io stea cca...
 MARCANIELLO
                                             Forfante...
 LUGGREZIA
 Sentite...
 MARCANIELLO
                    Saglie ncoppa t’aggio ditto.
 LUGGREZIA
 O morte!
 MARCANIELLO
                    Ah! sto accossì, tu aje raggione:
 ca, si no, te vorria...
 LUGGREZIA
                                      Ora fuje meglio
1435pe na vota arrossire,
 che cciento mpalledire. Non accorre,
 gnore, che strepetate;
 mme potite scannare,
 ch’Ascanio da sto core non levate.
 
1440   Chillo è dde chisto pietto
 la gioja, e lo dellietto:
 chillo sta scritto cca.
 
    Io no mme curo niente
 de strazie e dde trommiente;
1445a cchillo aggio da amà.
 
 SCENA VIII
 
 Marcaniello ed Ascanio
 
 MARCANIELLO
 Senta uscia comme parlano sperlito
 le ffegliole de mo! Ma va vattenne,
 ca t’agghiust’io. E ttu, sio galantommo,
 tutto sso scuoglio tiene ncuorpo?
 ASCANIO
                                                             Gnore
1450(ca chiammà te nce pozzo), giacché state
 ntiso de li guaie mieie, ve preo, ve suppreco
 autro non fa, che averenne piatate.