Il mondo della luna, libretto, Parma, Monti, [1750]

 SCENA VII
 
 Camera.
 
 FLAMINIA e CLARICE
 
 CLARICE
 Eh venite, germana,
 andiam su quella loggia
260a goder della notte il bel sereno.
 FLAMINIA
 Se il genitore austero
 ci ritrova colà, misere noi.
 CLARICE
 Che badi a' fatti suoi.
 Ci vuol tener rinchiuse,
265e dall'aria difese,
 come fossimo noi tele di ragno?
 FLAMINIA
 Finché noi siam soggette
 al nostro genitor convien soffrire.
 CLARICE
 Ma io per vero dire,
270stanca di questa soggezion noiosa,
 non veggo l'ora d'esser fatta sposa.
 FLAMINIA
 E quando sarem spose
 avrem di soggezion finiti i guai?
 Anzi sarem soggette più che mai.
 CLARICE
275Eh sorella, i mariti
 non son più tanto austeri.
 Aman la libertade al par di noi
 ed abbada ciascuno ai fatti suoi.
 FLAMINIA
 Se l'accordasse il padre,
280spererei con Ernesto esser felice.
 CLARICE
 Lo spererei anch'io
 con Ecclitico mio.
 FLAMINIA
 Quell'Ecclitico vostro
 è un uom ch'altro non pensa
285che a contemplar or l'una, or l'altra stella.
 CLARICE
 Questo è quello, sorella,
 che in lui mi piace più.
 Finché ei pensa alla luna, ovvero al sole,
 la sua moglie farà quello che vuole.
 FLAMINIA
290Ma il genitor, io temo,
 non vorrà soddisfarci.
 CLARICE
                                           Evvi in tal caso
 un ottimo espediente.
 Maritarci da noi senza dir niente.
 FLAMINIA
 Ciò so che non conviene a onesta figlia.
295Ma se amor mi consiglia,
 e il padre a me si oppone,
 io temo che all'amor ceda ragione.
 
    Nell'orror di notte oscura,
 son smarrito passaggiero,
300chiedo aita e mi risponde
 solo l'aura tra le fronde
 con un lieve mormorar.
 
    Al confuso mio pensiero,
 tutto oggetto è di spavento
305né un sol raggio di contento
 incomincia a scintillar.