Il mondo della luna, libretto, Milano, Malatesta, 1751

 SCENA V
 
 ERNESTO e CECCO
 
 CECCO
 Costui dovrebbe al certo
 esser ricco sfondrato.
 ERNESTO
                                         E a che motivo?
 CECCO
 Perché a far il mezzano
240egli non ha difficoltade alcuna
 ed è questo un mestier che fa fortuna.
 ERNESTO
 Tu dici male; Eclitico è sagace
 e se in ciò noi compiace
 il fa perché Clarice ei spera e l'ama.
 CECCO
245Ho inteso, ho inteso. Ei brama
 render contenti i desideri suoi
 e vuol far il piacer pagar a noi.
 ERNESTO
 Orsù taci e rammenta
 chi son io, chi sei tu.
 CECCO
250Per cent'anni, padron, non parlo più.
 ERNESTO
 Vado in questo momento
 denaro a provveder. Tu va', m'attendi
 d'Eclitico all'albergo,
 fra la speme e il timore
255intanto io resto e non ha pace il core.
 
    Spiri pur dal freddo polo
 o da Libia il vento scenda,
 sempre fisso ad una stella
 va temendo la procella
260il nocchier che varca il mar.
 
    Tal la speme ed il timore
 turban l'anima a vicenda;
 ed il povero mio core
 mai non cessa di tremar.