Il mondo della luna, libretto, Vercelli, Panialis, 1752

325fuor della turba insana
 di chi mena sua vita in duri stenti,
 godo, vostra mercé, pace e contenti.
 TULIA
 Noi con pietà trattiamo
 i vassalli ed i servi e non crudeli
330siamo coll’uom, qual colla donna è l’uomo,
 noi dai consigli escluse,
 prive d’autorità, come se nate
 non compagne dell’uom ma serve e schiave.
 
    Cari lacci, amate pene
335d’un fedele amante core
 che ha saputo al dio d’amore
 consacrar la libertà.
 
    S’è vicino al caro bene,
 non risente il suo tormento
340ma ripieno di contento
 il destin lodando va.
 
 SCENA IX
 
 RINALDINO solo
 
 RINALDINO
 Ah! Che farò? Si studi,
 se possibile sia, scacciar dal cuore
 il residuo fatal del mio rossore.
 
345   Gioie care, un cor dubioso
 inondate di piacer
 e trionfi un bel goder
 dileguando il rio timor.
 
    Benché sempre l’amoroso
350duro laccio è un impaccio,
 non diletto al nostro cor.
 
 SCENA X
 
 GIACINTO ed AURORA
 
 GIACINTO
 Oh Diana mia gentile.
 AURORA
                                           Vago Ateone!
 GIACINTO
 Piacemi il paragone,
 poiché son vostro amante e vostro servo,
355ma ohimè, che Ateone è diventato un cervo!
 AURORA
 Io crudele non son qual fu la dea.
 GIACINTO
 Né io sarò immodesto
 qual fu il pastor dolente.