Il mondo della luna, libretto, Venezia e Treviso, Grazioli, 1753 (Treviso)

730E i bei vezzi? E gli amplessi?
 FERRAMONTE
 Con quei bei vezzi istessi,
 col riso accorto e scaltro
 cento soglion tradir un dopo l’altro.
 RINALDINO
 Ma il mio cor non consente
735il suo bene lasciare.
 FERRAMONTE
                                       Il vostro cuore
 orbato, assassinato,
 incantato, ammaliato,
 se a me voi badarete,
 dalla catena vi discioglierete.
 
740   Ascoltate giovani amanti,
 questo tempo di oggidì
 non si può più far l’amore,
 non si sa più come fare
 a trattar con la beltà.
 
745   Certo core han certe donne
 duro più delle colonne,
 ma la piaca ed il cinapro
 che ben alta quattro dita
 se si accosta vicin a vita
750uh che puzza in quantità.
 
 SCENA VII
 
 RINALDINO solo
 
 RINALDINO
 Ah purtroppo egli è ver! Parole e sguardi,
 che rendono gli amanti
 schiavi della beltà, son tutt’incanti.
 Ma come oh dio! ma come
755scioglier potrei dal cuore
 l’amorosa catena?
 La libertà mi sembrerebbe or pena.
 Quando un cor si compiace
 dell’amorosa face
760sì facile non è mirarla spenta,
 liberarsene affatto invan si tenta.
 
    Nochier, che s’abbandona
 in seno al mar infido,
 quando lo brama, al lido
765sempre tornar non può.
 
    Nel pelago amoroso
 resta l’amante assorto
 né più ritrova il porto
 da dove si staccò.
 
 SCENA VIII
 
 Camera.
 
 CINTIA con spada in mano, poi GIACINTO
 
 CINTIA
770La vogliamo vedere. O regnar voglio
 o di tutte le donne è fritto il soglio.
 Aut Caesar aut nihil.
 Non mi posso veder compagni intorno
 che senza il merto mio
775vogliano comandar come fo io.
 Ecco Giacinto, o deve
 seguir il mio dissegno
 o sarà il primo a sostener mio sdegno.
 GIACINTO
 Cintia, mio amor, mio nume,
780suora di Citerea,
 mia sovrana, mia dea,
 eccomi tutto vostro.
 Vi domando perdono e a voi mi prostro.
 CINTIA
 E ben, siete pentito
785d’avermi disgustata?
 GIACINTO
 Mia bellezza adorata,
 tanto pentimmi e tanto
 ch’ho lavata la colpa in mar di pianto.
 CINTIA