Il mondo della luna, libretto, Bologna, Sassi, 1755

920rimanere dovrò? Son disperata.
 GRAZIOSINO
 Ma cosa dovrei far?
 AURORA
                                       Con questa spada
 passar a Cintia il petto.
 GRAZIOSINO
 E non altro?
 AURORA
                          Non altro.
 Alfin non è gran cosa,
925per un uomo, amazzar femina imbelle.
 GRAZIOSINO
 Queste, lo dico anch’io, son bagatelle.
 AURORA
 Dunque avete risolto?
 GRAZIOSINO
                                           Non lo so.
 AURORA
 Risolvere convien.
 GRAZIOSINO
                                    Risolverò.
 AURORA
 Perché non accettate
930questo impegno a drittura?
 GRAZIOSINO
 Perché, a dirla, ho un pochino di paura.
 AURORA
 Paura d’una donna?
 GRAZIOSINO
                                        L’ho provata;
 e so cos’è persona arrabbiata.
 AURORA
 Dunque, se non volete,
935pazienza vi vorrà. Cercar dovrò
 uno che non mi sapia dir di no.
 GRAZIOSINO
 Cara, venite qui.
 Anch’io dirò di sì.
 AURORA
 Ma lo farete poi?
 GRAZIOSINO
940Tutto farò quel che volete voi.
 AURORA
 Tenete questa spada.
 GRAZIOSINO
                                         Sì, la tengo.
 AURORA
 E quando Cintia viene...
 GRAZIOSINO
                                               E quando viene?
 AURORA
 Cacciargliela nel seno...
 GRAZIOSINO
                                             Bene, bene.
 AURORA
 Lo farete?
 GRAZIOSINO
                      Il farò.
 AURORA
945E poi m’ingannerete.
 GRAZIOSINO
                                          Gnora no!
 AURORA
 Averete coraggio?
 GRAZIOSINO
                                    Come un Marte.
 AURORA
 Caro il mio Graziosino.
 Voi sarete il mio Marte.
 GRAZIOSINO
                                              Anzi Martino.
 AURORA
 
    Quando vien la mia nemica,
950dite tosto: «Ah! Che t’uccido».
 Così fece il dio Cupido
 che per voi mi ferì il cor.
 
    Se pietà per lei provate,
 ramentate l’amor mio;
955e pensate che son io
 che vi desta in sen furor.
 
 SCENA XI
 
 GRAZIOSINO solo
 
 GRAZIOSINO
 Son in un bell’imbroglio;
 non so cosa mi far. Se vil mi rendo,
 la mia diletta offendo;
960e se mostro bravura
 la mia poltroneria scopro a drittura.
 Ma qui vi vol coraggio.
 Finalmente una donna
 non mi può far timore.
965Graziosin, ora è tempo, animo e core.
 
    Son di coraggio armato,
 son tutto furibondo
 e venga tutto il mondo,
 ch’io lo trafiggerò.
970Ma se la donna bella
 pietosa mi favella?
 Io non l’ascolterò.
 
    E s’ella mi minaccia?
 Timore non avrò.
975E se mi dà in la faccia?
 Allor me n’anderò.
 Io mostrerò bravura
 sintanto che potrò.
 Ma quando avrò paura,