Il mondo della luna, libretto, San Pietroburgo, 1758

320vendetta si fa qui.
 
 SCENA VIII
 
 TULIA, poi RINALDO
 
 TULIA
 Ma io, per dir il vero,
 sono di cor più tenero di lei,
 son con gli amanti miei
 quanto basta severa e orgogliosa;
325ma son, quando fia d’uopo, anco pietosa.
 Talor fingo il rigore,
 freno di lor affetto e la baldanza,
 fra il timore li tengo e la speranza.
 RINALDO
 Tulia, bell’idol mio,
330de’ vostri servi il più fedel son io.
 Deh oziosa non lasciate
 la mia fede, il mio zelo,
 che sol quando per voi, bella, m’adopro,
 felicità nel mio destino io scopro.
 TULIA
335Dite il ver Rinaldo.
 Siete pentito ancor d’avervi reso
 suddito e servo mio? Vi pesa e incresce
 della smarrita libertà primiera?
 Sembravi la catena aspra e severa?
 RINALDO
340Oh dolcissimi nodi,
 sospirati, voluti e cari sempre
 al mio tenero cor! Sudino pure
 sotto l’elmo i guerrieri; Astrea tormenti