Il mondo della luna, libretto, Brunswick, 1760

    Cara Cintia, allor che voglio
285da te lungi andar un passo,
 sento in me sì gran cordoglio
 che m’impetro come un sasso,
 perdo i sensi, son gelato,
 resto immoto in mezzo qua.
 
290   Quel bel volto, anima mia,
 ah! il mio cor già pena e smania;
 tu conosci, tu ben vedi
 che scolpito è in petto a me.
 
 SCENA VII
 
 CINTIA, poi TULIA
 
 CINTIA
 Oh quanto mi fan ridere
295con questo sospirar, con questo piangere!
 Gli uomini non s’avveggono
 che quanto più le pregano
 le donne insuperbite più diventano
 e gli amanti per gioco allor tormentano.
 TULIA
300Cintia, che mai faceste
 al povero Giacinto? Egli sospira,
 egli smania e delira.
 Ah, se così farete,
 l’impero di quel cor voi perderete.
 CINTIA
305Anzi più facilmente
 lo perderei colla pietade e i vezzi.
 Gl’uomini sono avezzi
 per la soverchia nostra
 facilità del sesso
310a saziarsi di tutto e cambiar spesso.
 
    Se gl’uomini sospirano,
 che cosa importa a me?
 Che pianghino, che crepino