Il mondo della luna, libretto, Venezia, Graziosi, 1775

175ed ora mi lasciate? Ah traditore!
 GIACINTO
 Ma se voi mi sprezzate,
 se voi mi dilegiate,
 come s’io fossi un uom zottico e vile
 e studio invan di comparir gentile.
 CINTIA
180Senza studiar, voi siete
 abbastanza gentil, grazioso e bello.
 Quell’occhio briconcello,
 quel vezzoso bocchin, quel bel visetto
 m’hanno fatta una piaga in mezzo al petto.
 GIACINTO
185Dunque, cara, mi amate.
 CINTIA
                                                Sì, v’adoro.
 GIACINTO
 Idol mio, mio tesoro,
 lingua non ho bastante
 per render grazie al vostro dolce amore;
 concedete il favore
190che rispettosamente
 e umilissimamente
 io vi possa baciar la bella mano.
 CINTIA
 Oh signor no; voi lo sperate invano.
 GIACINTO
 Ma perché mai? Perché?
 CINTIA
195Queste grazie da me
 non si han sì facilmente.
 GIACINTO
 Io morirò.
 CINTIA
                      Non me n’importa niente.
 GIACINTO
 Dunque, se non v’importa,
 d’altra bella sarò.
 CINTIA
                                  Voi siete mio.
 GIACINTO
200Che ne volete far?
 CINTIA
                                    Quel che vogl’io.
 GIACINTO
 Ah quel dolce rigor più m’incatena.
 Soffrirò la mia pena,
 morirò, schiatterò, se lo bramate.
 Basta, bell’idol mio, che voi mi amate.
 
205   Aprimi il seno,
 svelami il core,
 tutto d’amore
 mi strugerò.
 
    Basta che m’ami
210siegui a spressarmi,
 torna a insultarmi,
 sempre fedele
 t’adorerò.
 
 SCENA VI
 
 CINTIA, poi TULIA
 
 CINTIA
 Oh quanto mi fan ridere
215con questo sospirar, con questo piangere.