Il negligente, libretto, Firenze, Stecchi, 1752 (Lo spensierato)

 SCENA III
 
 PASQUINO e detti
 
 PASQUINO
                             Signor. (Di dentro)
 FILIBERTO
                                             Vien qui.
 PASQUINO
                                                                 Non posso.
 FILIBERTO
 Perché?
 PASQUINO
                  Fo colazione.
 FILIBERTO
70Poveretto, ha ragione.
 Finisci e poi verrai.
 PORPORINA
 (Un più sciocco padron non vidi mai).
 FILIBERTO
 Bisogna compatir la servitù.
 Tutto il dì s'affatica
75e vuol la carità
 che un'ora le si dia di libertà.
 PASQUINO
 Eccomi. Ho fatto presto?
 FILIBERTO
 Cappita! Tu sei lesto.
 Sentimi, andar dovrai...
80Dove hai detto? (A Porporina)
 PORPORINA
                                 A palazzo.
 FILIBERTO
 A palazzo, sì sì,
 a portar questa borsa a ser Imbroglio.
 Digli che si ricordi
 di sostenere in punto di ragione
85ch'io son chiamato alla sostituzione.
 Digli che il testamento parla chiaro,
 che il testamento io l'ho
 e che, quando bisogni, il cercherò.
 Digli...
 PASQUINO
                Basta. Ih ih, che diavol dite voi?
90Tante cose in un fiato?
 Voi m'avete imbrogliato.
 FILIBERTO
 Te lo tornerò a dire. Oh che fatica!
 Anderai a palazzo.
 PASQUINO
                                    Ben.
 FILIBERTO
                                               Vedrai
 messer Imbroglio.
 PASQUINO
                                     Sì.
 FILIBERTO
                                             E li darai
95questa borsa.
 PASQUINO
                            Fin qui me ne ricordo.
 E poi?
 FILIBERTO
                E poi che il testamento io l'ho,
 che non l'ho ancor trovato
 ma ch'io sono il chiamato
 alla sostituzione
100e che sostenga ben la mia ragione.
 PASQUINO
 Signor, fatemi grazia,
 quella prostituzion cosa vuol dire?
 FILIBERTO
 Finiamola, l'ho detto e l'ho ridetto.
 PASQUINO
 Ma se poi tutto
105quel non dicessi che diceste voi?
 FILIBERTO
 Oh son stanco! Di' tu che diavol vuoi.
 
    Già te l'ho detto
 cos'hai da fare,
 non mi stancare,
110non m'annoiar.
 
    Via Porporina,
 vanne in cucina,
 la pietanzina
 vammi tu a far.
 
115   L'ho detto chiaro, (A Pasquino)
 tu m'hai capito.
 O che appetito! (A Porporina)
 Cara, non farmi
 tanto aspettar.