Il negligente, libretto, Firenze, Stecchi, 1752 (Lo spensierato)

 SCENA IV
 
 PASQUINO e PORPORINA
 
 PASQUINO
120Che mi venga la rabbia,
 se mi ricordo più cosa m'ha detto.
 Basta, a palazzo andrò;
 qualche cosa dirò. (Vuol partire)
 PORPORINA
                                     Ehi, ehi, Pasquino.
 PASQUINO
 Porporina, che vuoi?
 PORPORINA
                                         Così tu parti,
125senza darmi un addio?
 Più bene non mi vuoi, Pasquino mio?
 PASQUINO
 Se ti vuo' bene! E come!
 Ma per non mi scordar la mia lezione
 io me n'andava a dire a ser Imbroglio
130del testamento e la prostituzione.
 PORPORINA
 Vorrei ti ricordassi
 della tua Porporina.
 PASQUINO
 La sera e la mattina,
 quando mi levo e quando vado a letto,
135penso sempre, mia cara, a quel visetto.
 PORPORINA
 Eh tu burli; lo so.
 PASQUINO
                                   No, ch'io non burlo,
 te lo dico di core.
 PORPORINA
                                  Eh furbacchiotto,
 io non ti credo, no.
 PASQUINO
                                     Per te son cotto.
 PORPORINA
 Via via, vanne, Pasquino,
140la cosa preme assai.
 Vanne e ritornerai poscia da me.
 PASQUINO
 Se premesse al padron, v'andria da sé.
 PORPORINA
 Sai la sua negligenza.
 PASQUINO
 Vado... Ma dove? Oh bella!
145Non mi ricordo più dov'abbia a andare.
 PORPORINA
 A palazzo.
 PASQUINO
                      La borsa l'ho da dare...
 A chi?
 PORPORINA
               A ser Imbroglio.
 PASQUINO
 O ser Imbroglio amato,
 questa volta di te son più imbrogliato.
 
150   Ho da dir che il testamento...
 Ho da dir... Non ne so più.
 Porporina, dillo tu...
 Zitto, zitto l'ho trovata.
 Ho da dir che è la ragione
155della sua prostituzione
 che si deve sostener.
 
    Gran memoria! Dir degg'io
 che il padron, che il padron mio
 l'ha cercato, l'ha trovato...
160Sì, va bene, lo dirò. (Via)