Il negligente, libretto, Torino, Avondo e Baino, 1757

 SCENA VII
 
 AURELIA e CORNELIO
 
 AURELIA
 Sì sì Cornelio mio,
 amami di buon cor, che t'amo anch'io.
 CORNELIO
 Circa l'amor, mia cara,
230non v'è niente che dir. Siamo felici,
 tu mi vuoi bene a me;
 io voglio bene a te; ma il punto sta
 che tu dote non hai,
 ch'io poderi non ho, non ho mestiere;
235e non vorrei che avesse
 il nostro dolce amor presto a finire
 e s'avessimo poi, cara, a pentire.
 AURELIA
 Per questo è ch'io procuro
 allettar co' miei vezzi
240il signor Filiberto,
 il quale, incatenato
 da quelle arti che a lui poco son note,
 mi vorrà bene e mi farà la dote.
 CORNELIO
 Io per un'altra strada
245tento la nostra sorte;
 ti è nota quella lite
 che contro Filiberto
 mossa ha il conte?
 AURELIA
                                    Lo so.
 CORNELIO
                                                 Sappi che siamo
 interessati nella lite in terzo,
250io per il primo, il conte e ser Imbroglio.
 AURELIA
 Come! Ancor ser Imbroglio?
 Di Filiberto istesso
 il causidico ancora?
 CORNELIO
                                       Sì sì, ti pare
 cosa strana? È così. Siam tre d'accordo
255per mandarlo in rovina.
 Il conte fa la principal figura,
 Imbroglio al precipizio apre la strada,
 io vo tenendo Filiberto a bada.
 AURELIA
 Dunque si può sperar che vada bene.
 CORNELIO
260Si può sperar ma dubitar conviene.
 AURELIA
 Voi tre tesa gli avete
 una terribil rete.
 Io un altro laccio ho teso;
 dalla rete o dal laccio ei sarà preso.
 CORNELIO
265E noi contenti allora,
 senza che della fame
 v'entri il brutto demonio,
 faremo lietamente il matrimonio.
 
    Bel piacere è l'aver moglie
270ma che sia fedel compagna
 e sentir ai bambolini
 poi cantar la ninna nanna
 e sentirli vezzosini
 a chiamar mamma e papà.
 
275   Ma se chiedono poi pane
 e che pane non vi sia,
 una brutta sinfonia
 più di questa non si dà. (Parte)