Il negligente, libretto, San Pietroburgo, stamperia del corpo dei Cadetti, 1758

 SCENA III
 
 PASQUINO e detti
 
 PASQUINO
                             Signor. (Di dentro)
 FILIBERTO
                                             Vien qui.
 PASQUINO
                                                                 Non posso.
 FILIBERTO
 Perché?
 PASQUINO
                  Fo colazione.
 FILIBERTO
 Poverino, ha ragione.
45Finisci e poi verrai.
 PORPORINA
 (Ah più sciocco padron non vidi mai).
 PASQUINO
 Eccomi. Ho fatto presto?
 FILIBERTO
 Cancaro! Tu sei lesto.
 Sentimi, andar dovrai...
50Dove ha detto? (A Porporina)
 PORPORINA
                                A palazzo.
 FILIBERTO
                                                     Andrai a palazzo,
 cercherai conto di messer Imbroglio.
 Portagli questa borsa;
 digli che si ricordi
 di sostenere in punto di ragione
55ch'io son chiamato alla sostituzione.
 Digli che il testamento parla chiaro,
 che il testamento io l'ho
 e che quando bisogni il cercherò.
 Digli...
 PASQUINO
                Basta, ih ih, che diavol fate?
60Tante cose in un fiato?
 Voi m'avete imbrogliato.
 FILIBERTO
 Te lo tornerò a dir, oh che fatica.
 Andrai a palazzo.
 PASQUINO
                                  Bene.
 FILIBERTO
                                               E là vedrai
 messer Imbroglio.
 PASQUINO
                                     Sì.
 FILIBERTO
                                             E gli darai
65questa borsa.
 PASQUINO
                            Fin qua me ne ricordo
 e poi?
 FILIBERTO
               E poi che il testamento io l'ho,
 che non l'ho ancor trovato,
 ma ch'io sono chiamato
 alla sostituzione
70e che sostenga ben la mia ragione.
 PASQUINO
 Caro signor padron, fatemi grazia,
 quella prostituzione cosa vuol dire?
 FILIBERTO
 Sostituzione ho detto.
 PASQUINO
 Ma se poi tutto tutto
75quel non dicessi che diceste voi?
 FILIBERTO
 Oh son stanco! Di' tu che diavol vuoi.
 
    Già te l'ho detto
 cos'hai da fare,
 non mi stancare,
80non m'annoiar.
 
    Via Porporina, (A Porporina)
 vane in cucina,
 la piatancina
 vammi tu a far.
 
85   L'ho detto chiaro, (A Pasquino)
 tu m'hai capito.
 O che appetitto. (A Porporina)
 Cara non farmi
 tanto aspetar.