Il negligente, libretto, San Pietroburgo, stamperia del corpo dei Cadetti, 1758

 se a me voi baderete,
 dalla catena vi discioglierete.
 
    Quando le donne parlano,
 io lor non credo affé.
705Se piangono, se ridono,
 lo stesso è ognor per me.
 Io so che sempre fingono,
 che fede in lor non v’è.
 
    Lo so che siete amico
710voi delle donne assai.
 Ma quello ch’io vi dico
 purtroppo lo provai
 e se dir ver volete,
 direte: «Così è».
 
 SCENA VII
 
 RINALDINO solo
 
 RINALDINO
715Ah purtroppo egli è ver! Parole e sguardi,
 che rendono gli amanti
 schiavi della beltà, son tutt’incanti.
 Ma come oh dio! ma come
 scioglier potrei dal cuore
720l’amorosa catena?
 La libertà mi sembrerebbe or pena.
 Quando un cor si compiace
 dell’amorosa face,
 sì facile non è mirarla spenta,
725liberarsene affatto invan si tenta.
 
    Nocchier che s’abbandona
 in seno al mar infido,
 quando lo brama, al lido
 sempre tornar non può.
 
730   Nel pelago amoroso
 resta l’amante assorto
 né più ritrova il porto
 da dove si staccò.
 
 SCENA VIII
 
 Camera.
 
 CINTIA con spada in mano, poi GIACINTO
 
 CINTIA
 La vogliamo vedere. O regnar voglio
735o di tutte le donne è fritto il soglio.
 Aut Caesar aut nihil.
 Non mi posso veder compagni intorno
 che senza il merto mio
 vogliano comandar come fo io.
740Ecco Giacinto, o deve
 seguir il mio dissegno
 o sarà il primo a sostener mio sdegno.
 GIACINTO
 Cintia, mio amor, mio nume,
 suora di Citerea,
745mia sovrana, mia dea,
 eccomi tutto vostro.
 Vi domando perdono e a voi mi prostro.
 CINTIA
 E ben siete pentito
 d’avermi disgustata?
 GIACINTO
750Mia bellezza adorata,
 tanto pentimmi e tanto
 ch’ho lavata la colpa in mar di pianto.
 CINTIA
 Mi amate voi?
 GIACINTO
                              Vi adoro.
 CINTIA
 Siete mio?
 GIACINTO
                       Vostro sono.
 CINTIA
755Ogni errore passato io vi perdono.
 GIACINTO
 Oh cara! Oh me contento!
 Balzar il cor per il piacer mi sento.
 CINTIA
 Ditemi, come state
 di coraggio e bravura?
 GIACINTO
760La gran madre natura
 m’ha fatto l’alto onore
 di donarmi un bel volto ed un gran core.
 CINTIA
 Mi piace il paragone.
 (S’è bravo com’è bel, sarà un poltrone).
 GIACINTO
765Su, parlate, esponete,
 comandate, imponete,
 armato a’ vostri cenni il braccio mio
 svenerà, se fia d’uopo, il cieco dio.
 CINTIA
 L’impresa che a voi chiedo
770difficile non è.
 GIACINTO
                              Nulla è difficile
 a un cuor ch’è tutto facile.
 CINTIA
 Prendete questa spada.
 GIACINTO
                                             Ecco l’accetto;
 mi passerò, se lo bramate, il petto.
 CINTIA
 Or di sangue virile io non ho sete.
775Voi uccider dovete
 in questa città nostra
 cento donne e non più, per parte vostra.
 GIACINTO
 Come! Donne svenar?
 CINTIA
                                           Se ciò farete,
 mio sposo alfin sarete
780e meco regnerete; e quando mai
 ricusaste obbedir il mio precetto,
 vi passerò con questa spada il petto.
 GIACINTO
 Ah signora, signora,
 per dirla, non vorrei morire ancora.
 CINTIA
785Dunque che risolvete?
 GIACINTO
 Ci penserò.
 CINTIA
                        Dovete
 risolver tosto. O delle donne il sangue
 o rimaner per le mie mani esangue.
 GIACINTO
 Più tosto che morire,
790con pena io vi rispondo,
 tutte le donne amazzerò del mondo.
 CINTIA
 Badate a non tradir.
 GIACINTO
                                        Ve n’assicuro.
 CINTIA
 Giurate.
 GIACINTO
                   Sulla mia beltà lo giuro.
 CINTIA
 Se sarete fedele,
795se voi m’obbedirete,
 credete a me, non ve ne pentirete.
 
    Che cosa son le donne,
 più o meno, già si sa.
 Ma un certo non so che
800mi par d’aver in me