L’olimpiade (Jommelli), libretto, Stoccarda, Cotta, 1761

 SCENA II
 
 ALCANDRO e detti
 
 ALCANDRO
1015Oh sacrilego! Oh insano!
 Oh scellerato ardir!
 ARISTEA
                                      Vi sono ancora
 nuovi disastri, Alcandro?
 ALCANDRO
                                                In questo istante
 rinasce il padre tuo.
 ARISTEA
 Perché?
 ALCANDRO
                  Già sai che per costume antico
1020questo festivo dì con un solenne
 sacrificio si chiude. Or mentre al tempio
 venia fra suoi custodi
 la sacra pompa a celebrar Clistene,
 perché non so né da qual parte uscito
1025Licida impetuoso
 ci attraversa il cammin. Urta; roverscia
 i sorpresi custodi. Al re s'avventa:
 «Mori», grida fremendo, e gli alza in fronte
 il sacrilego ferro.
 ARISTEA
                                  Oh dio!
 ALCANDRO
                                                   Non cangia
1030il re sito o color. Severo il guardo
 gli ferma in faccia; e in grave suon gli dice:
 «Temerario! Che fai?» Vedi se 'l cielo
 veglia in cura de' re. Gela a que' detti
 il giovane feroce; il braccio in alto
1035sospende in mezzo il colpo; il regio aspetto
 attonito rimira; impallidisce;
 incomincia a tremar; gli cade il ferro;
 e dal ciglio, che tanto
 minaccioso parea, prorompe in pianto.
 ARISTEA
1040Respiro.
 ARGENE
                   Oh folle!
 AMINTA
                                     Oh sconsigliato!
 ARISTEA
                                                                    Ed ora
 il genitor che fa?
 ALCANDRO
                                  Di lacci avvolto
 ha il colpevole innanzi.
 AMINTA
                                            (Ah si procuri
 di salvar l'infelice). (Parte)
 MEGACLE
 E Licida che dice?
 ALCANDRO
                                    Alle richieste
1045nulla risponde. È reo di morte e pare
 che nol sappia, o nol curi. Ognor piangendo
 il suo Megacle chiama; a tutti il chiede,
 lo vuol da tutti; e fra' suoi labbri, come
 altro non sappia dir, sempre ha quel nome.
 MEGACLE
1050Più resister non posso. Al caro amico
 per pietà, chi mi guida?
 ARISTEA
                                               Incauto! E quale
 sarebbe il tuo disegno? Il genitore
 sa che tu l'ingannasti;
 sa che Megacle sei. Perdi te stesso
1055presentandoti al re, non salvi altrui.
 MEGACLE
 Col mio prencipe insieme
 almen mi perderò. (In atto di partire)
 ARISTEA
                                      Senti. E non stimi
 consiglio assai miglior che 'l padre offeso
 vada a placargli io stessa?
 MEGACLE
                                                 Ah che di tanto
1060lusingarmi non so.
 ARISTEA
                                     Sì. Questo ancora
 per te si faccia.
 MEGACLE
                               O generosa, o grande,
 o pietosa Aristea. Ben lo diss'io,
 quando pria ti mirai, che tu non eri
 cosa mortal. Va', mio conforto...
 ARISTEA
                                                           Ah basta;
1065non fa d'uopo di tanto.
 Un sol de' guardi tuoi
 mi costringe a voler ciò che tu vuoi.
 
    Caro, son tua così
 che, per virtù d'amor,
1070i moti del tuo cor
 risento anch'io.
 
    Mi dolgo al tuo dolor;
 gioisco al tuo gioir;
 ed ogni tuo desir
1075diventa il mio. (Parte)