L’olimpiade (Jommelli), libretto, Stoccarda, Cotta, 1761

                                                Tutto saprete.
 Preparate monete,
220preparate di far quel che dirò
 e la parola mia vi manterrò.
 
    Un poco di denaro
 e un poco di giudizio,
 per far questo servizio,
225vi vuole, già si sa.
 
    Contento voi sarete;
 ma prima riflettete
 che il stolido e l’avaro
 mai nulla ottenerà.
 
 SCENA V
 
 ERNESTO e CECCO
 
 CECCO
230Costui dovrebbe al certo
 esser ricco sfondato.
 ERNESTO
                                        E a che motivo?
 CECCO
 Perché a far il mezzano
 egli non ha difficoltade alcuna
 ed è questo un mestier che fa fortuna.
 ERNESTO
235Tu dici male; Ecclitico è sagace
 e se in ciò noi compiace
 il fa perché Clarice ei spera e l’ama.
 CECCO
 Ho inteso, ho inteso. Ei brama
 render contenti i desideri suoi
240e vuol far il piacer pagar a noi.
 ERNESTO
 Orsù taci e rammenta
 chi son io, chi sei tu.
 CECCO
 Per cent’anni, padron, non parlo più.
 ERNESTO
 Vado in questo momento
245denaro a proveder. Tu va’, m’attendi
 d’Ecclitico all’albergo, ove domani,
 mercé il di lui talento,
 spero che l’amor mio sarà contento.
 
    La seguitai fedele,
250quando era il ciel sereno;
 fra le tempeste in seno
 voglio seguirla ancor.
 
    Come dell’oro il foco
 scuopre le masse impure,
255scuoprono le sventure
 de’ falsi amici il cor.
 
 SCENA VI
 
 CECCO solo
 
 CECCO
 Qualche volta il padron mi fa da ridere;
 ei segue il mondo stolido;