L’olimpiade (Jommelli), libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1774

 SCENA III
 
 ARISTEA ed ARGENE
 
 ARGENE
 Ah dimmi, o principessa,
 v'è sotto il ciel chi possa dirsi, oh dio!
 più misera di me?
 ARISTEA
                                     Sì. Vi son io.
 ARGENE
505Ah non ti faccia amore
 provar mai le mie pene! Ah tu non sai
 qual perdita è la mia! quanto mi costa
 quel cor che tu m'involi.
 ARISTEA
                                               E tu non senti,
 non comprendi abbastanza i miei tormenti.
 
510   Grandi, è ver, son le tue pene;
 perdi, è ver, l'amato bene;
 ma sei tua, ma piangi intanto,
 ma domandi almen pietà.
 
    Io dal fato, io sono oppressa.
515Perdo altrui, perdo me stessa;
 né conservo almen del pianto
 l'infelice libertà. (Parte)