L’olimpiade (Jommelli), libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1774

 SCENA XV
 
 LICIDA solo
 
 LICIDA
 Con questo ferro, indegno, (Snuda la spada)
880il sen ti passerò... Folle che dico?
 Che fo? Con chi mi sdegno? Il reo son io,
 io son lo scellerato. In queste vene
 con più ragion l'immergerò. Sì, mori,
 Licida sventurato... Ah perché tremi
885timida man? Chi ti ritiene? Ah questa
 è ben miseria estrema. Odio la vita;
 m'atterrisce la morte; e sento intanto
 stracciarmi a brano, a brano
 in mille parti il cor. Rabbia, vendetta,
890tenerezza, amicizia,
 pentimento, pietà, vergogna, amore
 mi trafiggono a gara. Ah chi mai vide
 anima lacerata
 da tanti affetti e sì contrari? Io stesso
895non so come si possa
 minacciando tremare, arder gelando,
 piangere in mezzo all'ire,
 bramar la morte e non saper morire.
 
    Gemo in un punto, e fremo;
900fosco mi sembra il giorno;
 ho cento larve intorno;
 ho mille furie in sen.
 
    Con la sanguigna face
 m'arde Megera il petto;
905m'empie ogni vena Aletto
 del freddo suo velen. (Parte)
 
 Fine dell’atto secondo