L’olimpiade (Pergolesi), libretto, Venezia, Rossetti, 1738

 SCENA VI
 
 Atrio regio, che corrisponde al tempio di Giove Olimpico. Si vede l’aspetto esteriore del tempio, il quale è circondato da alberi ed ulivi silvestri, co’ quali formavansi le corone per gli atleti vincitori.
 
 CORO
 
    "I tuoi strali terror de' mortali
 "ah sospendi gran padre de' numi,
1230"ah deponi gran nume de' re.
 
 PARTE
 
    "Fumi il tempio del sangue d'un empio,
 "che oltraggiò con insano furore,
 "sommo Giove, un'immago di te.
 
 CORO
 
    "I tuoi strali terror de' mortali
1235"ah sospendi gran padre de' numi,
 "ah deponi gran nume de' re.
 
 PARTE
 
    "L'onde chete del pallido Lete
 "l'empio varchi, ma il nostro timore,
 "ma il suo fallo portando con sé.
 
 CORO
 
1240   "I tuoi strali terror de' mortali
 "ah sospendi gran padre de' numi,
 "ah deponi gran nume de' re.
 
 CLISTENE
 Giovane sventurato, ecco vicino
 de' tuoi miseri dì l'ultimo istante.
1245Tanta pietade (e mi punisca Giove
 se adombro il ver), tanta pietà mi fai,
 che non oso mirarti. Il ciel volesse
 che potess'io dissimular l'errore.
 "Ma non lo posso, o figlio. Io son custode
1250"della ragion del trono. Al braccio mio
 "illesa altri la diede;
 "e renderla degg'io
 "illesa, o vendicata a chi succede.
 "Obbligo di chi regna
1255"necessario è così, come penoso
 "il dover con misura esser pietoso.
 Pur se nulla ti resta
 a desiar, fuor che la vita, esponi
 libero il tuo desire. Esserne io giuro
1260fedele esecutor. Quanto ti piace,
 figlio, prescrivi e chiudi i lumi in pace.
 LICIDA
 Padre (che ben di padre,
 non di giudice e re, que' detti sono),
 "non merito perdono,
1265"non lo spero, nol chiedo e nol vorrei.
 "Afflisse i giorni miei
 "di tal modo la sorte
 "ch'io la vita pavento e non la morte,
 l'unico de' miei voti
1270è il riveder l'amico
 pria di spirar. Già ch'ei rimase in vita,
 l'ultima grazia imploro
 d'abbracciarlo una volta e lieto io moro.
 CLISTENE
 T'appagherò. Custodi,
1275Megacle a me.
 ALCANDRO
                             Signor tu piangi? E quale
 eccessiva pietà l'alma t'ingombra?
 CLISTENE
 Alcandro, lo confesso,
 stupisco di me stesso. Il volto, il ciglio,
 la voce di costui nel cor mi desta
1280un palpito improviso,
 che lo risente in ogni fibra il sangue.
 Fra tutti i miei pensieri
 la cagion ne ricerco e non la trovo.
 Che sarà, giusti dei, questo ch'io provo?