Li prodigi della divina grazia, libretto, Roma, Zempel, 1742 (La conversione di San Guglielmo duca d’Aquitania)

 San Bernardo e poi Angelo
 
 SAN BERNARDO
55Chi per la via del precipizio corre,
 lume non cerca, e il buon sentiero abborre.
 D'una in un'altra colpa
 come trascorre, e passa
 dell'umana malizia il reo tenore!
60Che senza orror s'avvanza
 ad imprimer nel core
 l'immagine più forte
 d'eterna servitù, d'eterna morte.
 
    Dio s'offende; e l'uom ne giace
65sordo in pace, e in cieco obblio,
 né ha timor che offende un Dio.
 O caligine profonda!
 O che abisso d'empietà!
 
    Come puote un empio core
70tra la morte e tra l'orrore
 vita vivere gioconda!
 Il flagello porta seco;
 ma egli è cieco, e non lo sa.
 
 ANGELO
 Non invano, o Bernardo,
75in questa terra ti condusse il cielo;
 la combattuta chiesa
 spera riposo dal tuo forte zelo.
 A compiere l'impresa,
 che con Guglielmo incominciasti invitto,
80vanne al tempio a tentar nuovo conflitto.
 Là, colla mano armata
 del legno trionfal, pugnar dovrai
 con quell'alma ostinata, e vincerai.
 SAN BERNARDO
 Pien di fiducia, al tempio ecco m'invio:
85m'assisti all'opra, o messagger di Dio.