Li prodigi della divina grazia, libretto, Roma, Zempel, 1742 (La conversione di San Guglielmo duca d’Aquitania)

 Demonio e detti
 
 DEMONIO
 Oh che atroce conflitto in campo aperto!
 ANGELO
220Non è più tempo. Il pentimento è certo.
 SAN BERNARDO
 Figlio, spera pietà.
 SAN GUGLIELMO
                                     Pietade imploro.
 SAN BERNARDO
 Piangi gli errori tuoi.
 SAN GUGLIELMO
                                         Tutto deploro.
 A un lume sì distinto
 ora conosco, e vedo,
225come mai fui miseramente avvinto.
 
    Cieco, che non vid'io.
 
 SAN BERNARDO
 
 (Che bel dolore!)
 
 SAN GUGLIELMO
 
 Folle, che non conobbi.
 
 ANGELO
 
 (Or son contento).
 
 SAN GUGLIELMO
 
230Già mi si spezza il core.
 
 DEMONIO
 
 (Oh che tormento).
 
 SAN GUGLIELMO
 
    Spero col pianto mio
 l'offesa cancellar.
 
 DEMONIO
 
 Speri! Che puoi sperar?
 
 ANGELO E SAN BERNARDO
 
235Piangi: non disperar.
 
 SAN GUGLIELMO
 
    Piangerò tanto e tanto,
 che in mar del proprio pianto
 la macchia io vo' mondar.
 
 SAN BERNARDO
 
    In mar del proprio pianto
240la macchia puoi mondar.
 
 DEMONIO
 
    In tempo più non sei:
 sperar pietà non dei:
 che giova il lusingar?
 
 ANGELO
 
    Latra pur quanto vuoi;
245che togliere non puoi
 il merto al lagrimar.
 
 Fine della prima parte