Semiramide, libretto, Torino, Zappata, 1742

    Non posso soffrire
 vedervi languire;
210ho un cor troppo tenero,
 vi voglio aiutar.
 
    (Perché non è avaro,
 non prezza il denaro
 lo vo’ consolar).
215Ho un cor troppo tenero,
 vi voglio aiutar.
 
 SCENA VI
 
 DORINDO solo
 
 DORINDO
 Dice ben Porporina, dice bene;
 chi vuol esser felice
 vi vuol l’oro e l’argento
220e son senza contanti
 in continuo dolor tutti gli amanti.
 
    Sento l’affanno anch’io
 che mi trafigge il core
 ma questo affanno mio
225non so spiegar ancor.
 
    Vado al mio bene accanto
 a ragionar d’amore
 e di speranza il vanto
 si desta nel mio cor.
 
 SCENA VII
 
 AURELIA e CORNELIO
 
 AURELIA
230Sì sì, Cornelio mio,
 amami di buon cor, che t’amo anch’io.
 CORNELIO
 Circa l’amor, mia cara,
 non v’è niente che dir. Siamo felici,
 tu vuoi bene a me;
235io voglio bene a te; ma il punto sta
 che tu dote non hai,
 ch’io poderi non ho, non ho mestiere;
 e non vorrei che avesse
 il nostro dolce amor presto a finire
240e s’avessimo poi cara a pentire.
 AURELIA
 Per questo è ch’io procuro
 allettar co’ miei vezzi
 il signor Filiberto,
 il quale, incatenato
245da quelle arti che a lui poco son note,
 mi vorrà bene e mi farà la dote.
 CORNELIO
 Io per un’altra strada
 tento la nostra sorte;
 ti è nota quella lite
250che contro Filiberto
 mossa ha il conte?
 AURELIA
                                    Lo so.
 CORNELIO
                                                 Sappi che siamo
 interessati nella lite in terzo,
 io per il primo, il conte e ser Imbroglio.
 AURELIA
 Come! Anco ser Imbroglio?
255Di Filiberto istesso
 il causidico ancora.
 CORNELIO
                                      Sì sì, ti pare
 cosa strana? È così. Siam tre d’accordo
 per mandarlo in rovina.
 Il conte fa la principal figura,
260Imbroglio al precipizio apre la strada;
 io vo tenendo Filiberto a bada.
 AURELIA
 Dunque si può sperar che vada bene.
 CORNELIO
 Si può sperar ma dubitar conviene.
 AURELIA
 Voi tre tesa gli avete
265una terribil rete.
 Io un altro laccio ho teso;
 dalla rete o dal laccio ei sarà preso.
 CORNELIO
 E noi contenti allora,
 senza che della fame
270v’entri il brutto demonio,
 faremo lietamente il matrimonio.
 
    Bel piacere è l’aver moglie
 ma che sia fedel compagna
 e sentir a’ bambolini
275poi cantar la nina nana
 e sentir i vezzosini
 a chiamar mamma e papà.
 
    Ma se chiedono poi pane
 e che pane non ci sia,
280una brutta sinfonia
 più di questa non si dà.
 
 SCENA VIII
 
 AURELIA, poi FILIBERTO
 
 AURELIA
 O bene o mal che sia,
 spesso ben molte donne