Semiramide, libretto, Stoccarda, Cotta, 1762

 SCENA II
 
 SEMIRAMIDE, TAMIRI, MIRTEO, SCITALCE seguiti da paggi, cavalieri e detti
 
 SEMIRAMIDE
                      Ecco, o Tamiri,
 dove gli altrui sospiri
 attendono da te premio e mercede.
 (Io tremo e fingo).
 TAMIRI
                                     Ogni misura eccede
445la real pompa.
 MIRTEO
                             E nella reggia assira
 non s'introdusse mai
 con più fasto il piacere.
 SEMIRAMIDE
                                             Al nuovo sposo (A Scitalce)
 io preparai la fortunata stanza
 pegno dell'amor mio.
 SCITALCE
                                          (Finge costanza).
450Ah se quello foss'io,
 chi più di me saria felice?
 SEMIRAMIDE
                                                  (Ingrato!)
 IRCANO
 Come mai del tuo fato (A Scitalce)
 puoi dubitar? Saggia è Tamiri e vede
 che il più degno tu sei.
 MIRTEO
                                            Che ascolto! Ircano,
455chi mai ti rese umano?
 Dov'è il tuo fuoco e l'impeto natio?
 IRCANO
 Comincio, amico, ad erudirmi anch'io.
 TAMIRI
 Così mi piaci.
 MIRTEO
                             È molto!
 SCITALCE
                                               Io non intendo (A Semiramide e a Tamiri)
 se da senno o per gioco
460parla così.
 IRCANO
                      (M'intenderai fra poco).
 SEMIRAMIDE
 Più non si tardi. Ognuno
 la mensa onori e lieto s'oda intanto
 il risuonar d'armonioso canto. (Dopo seduta nel mezzo Semiramide siedono alla destra di lei Tamiri e poi Scitalce. Alla sinistra Mirteo, poi Ircano. Sibari è in piedi appresso Ircano.)
 CORO
 
    Il piacer, la gioia scenda
465fidi sposi al vostro cor.
 
    Imeneo la face accenda,
 la sua face accenda Amor.
 
 SEMIRAMIDE
 In lucido cristallo aureo liquore,
 Sibari, a me si rechi.
 SIBARI
                                         (Ardir, mio core). (Va a prender la tazza e vi pone destramente il veleno)
 IRCANO
470(Il colpo è già vicino).
 MIRTEO
                                          (Oh dio! S'appressa
 il momento funesto).
 TAMIRI
 (Che gioia!)
 SCITALCE
                          (Che sarà!)
 SEMIRAMIDE
                                                 (Che punto è questo!)
 SIBARI
 Compito è il cenno. (Posa la sottocoppa con la tazza avanti a Semiramide e va a lato d’Ircano)
 SEMIRAMIDE
                                       Or prendi,
 Tamiri, e scegli. Il sospirato dono (Dà la tazza a Tamiri)
475presenta a chi ti piace
 e goda quegli il grand'acquisto in pace.
 TAMIRI
 Principi, il dubbio, in cui finor m'involse
 l'uguaglianza de' merti,
 discioglie il genio e non offende alcuno
480se al talamo ed al trono
 l'un o l'altro solleva.
 Ecco lo sposo e il re; Scitalce beva. (Posa la tazza avanti a Scitalce)
 SEMIRAMIDE
 (Io lo previdi).
 MIRTEO
                              Oh sorte!
 SCITALCE
 (Ah qual impegno!)
 SIBARI
                                       (Or s'avvicina a morte).
 IRCANO
485Via, Scitalce, che tardi? Il re tu sei.
 SCITALCE
 (E deggio in faccia a lei
 annodarmi a Tamiri?)
 TAMIRI
 Egli è dubbioso ancora. (A Semiramide)
 SEMIRAMIDE
 Alfin risolvi.
 SCITALCE
                          E Nino
490lo comanda a Scitalce?
 SEMIRAMIDE
                                            Io non comando;
 fa' il tuo dover.
 SCITALCE
                               Sì lo farò. (L'ingrata
 si punisca così). D'ogn'altro amore
 mi scordo in questo punto... (Ah non ho core). (Volendo bere e poi s’arresta)
 Porgi a più degno oggetto
495il dono, o principessa, io non l'accetto. (Posa la tazza)
 TAMIRI
 Come!
 SIBARI
                (Oh sventura!)
 IRCANO
                                              E lei ricusi allora
 che al regno ti destina? (A Scitalce)
 Non s'offende in tal guisa una regina.
 SEMIRAMIDE
 Qual cura hai tu, se accetta
500o se rifiuta il dono? (Ad Ircano)
 MIRTEO
 Lascialo in pace.
 IRCANO
                                 Io sono (A Semiramide)
 difensor di Tamiri. E tu non devi (A Scitalce)
 la tazza ricusar, prendila e bevi.
 TAMIRI
 Principe, invan tu sdegni, ei col rifiuto (Ad Ircano)
505non me, sé stesso offende;
 e al demerito suo giustizia rende.
 IRCANO
 No no; voglio ch'ei beva.
 TAMIRI
                                               Eh taci. Intanto
 per degno premio al tuo cortese ardire,
 l'offerta di mia mano
510ricevi tu con più giustizia, Ircano. (In atto di dare la tazza ad Ircano)
 IRCANO
 Io!
 TAMIRI
         Sì, con questo dono
 te destino al mio trono, all'amor mio.
 IRCANO
 (Sibari, che farò?) (Piano a Sibari)
 SIBARI
                                      (Mi perdo anch'io). (Piano ad Ircano)
 TAMIRI
 Perché taci così? Forse tu ancora
515vuoi ricusarmi?
 IRCANO
                                No, non ti ricuso.
 T'amo... Vorrei... Ma temo... (Io son confuso).
 SEMIRAMIDE
 Principe, tu non devi
 un momento pensar, prendila e bevi.
 Troppo il rispetto offendi
520a Tamiri dovuto.
 MIRTEO
 Ma parla.
 TAMIRI
                     Ma risolvi.
 IRCANO
                                           Ho risoluto. (S’alza e prende la tazza)
 Vada la tazza a terra. (Getta la tazza)
 SCITALCE
 E qual furore insano...
 IRCANO
 Così riceve un tuo rifiuto Ircano.
 TAMIRI
525Dunque ridotta io sono
 a mendicar chi le mie nozze accetti?
 Dunque per oltraggiarmi
 in Assiria veniste? Il mio sembiante
 è deforme a tal segno
530che a farlo tollerar non basta un regno?
 SEMIRAMIDE
 È giusta l'ira tua.
 MIRTEO
                                  Dell'amor mio
 dovresti, o principessa...
 TAMIRI
                                               Alcun d'amore (S’alza e seco tutti)
 più non mi parli. Io sono offesa e voglio
 punito l'offensor. Scitalce mora.
535Ei col primo rifiuto
 il mio dono avvilì. Chi sua mi brama
 a lui trafigga il petto;
 venga tinto di sangue ed io l'accetto.
 
    Tu mi disprezzi, ingrato, (A Scitalce)
540ma non andarne altero;
 trema d'aver mirato,
 superbo il mio rossor.
 
    Chi vuol di me l'impero
 passi quel core indegno.
545Voglio che sia lo sdegno
 foriero dell'amor. (Parte)