Il trionfo di Clelia, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1774

 SCENA V
 
 CLELIA furibonda e detti
 
 CLELIA
 Fra qual gente o Porsenna, ove son io?
 Son fra' Toscani o fra gli Sciti? È noto
 il sacro delle genti
 comun dritto fra voi? Fra voi l'inganno
500gloria o viltà si crede?
 V'è idea fra voi d'umanità, di fede?
 PORSENNA
 Qual fantasma improvviso
 t'agita o Clelia? Onde quell'ira?
 CLELIA
                                                            E come
 tranquilla spettatrice
505soffrir degg'io che d'una tregua ad onta,
 che me pegno fra voi Roma si vegga
 empiamente assalita? E non è reo
 di nero tradimento
 chi macchinò tal frode?
 PORSENNA
                                             È reo d'ingiusta
510temerità chi noi
 può crederne capaci.
 CLELIA
 Assai parlan gli effetti.
 PORSENNA
                                            E gli occhi tuoi
 testimoni ne son?
 CLELIA
                                    No; ma purtroppo
 all'orecchio mi giunse.
 PORSENNA
                                            E sulla fede
515d'un incerto romor tu noi condanni?
 CLELIA
 È l'avviso...
 PORSENNA
                        È fallace.
 CLELIA
 Il tuo duce...
 PORSENNA
                          Io conosco.
 CLELIA
 Eppur...
 PORSENNA
                   Clelia, ah non più. Per ora al troppo
 credulo sesso, al giovanile ardore,
520della patria all'amore,
 bello ancor quando eccede, i tuoi perdono
 mal consigliati impetuosi detti;
 ma in avvenir rifletti
 che ad altri ancor la propria gloria è cara;
525e a giudicar con più lentezza impara.
 
    Sol del Tebro in su la sponda
 non germoglia un bell'orgoglio;
 d'alme grandi al Campidoglio
 sol cortese il ciel non fu.
 
530   Altre piagge il sol feconda;
 v'è chi altrove il giusto onora;
 scalda i petti altrove ancora
 qualche raggio di virtù. (Parte)