Il trionfo di Clelia, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1774

 SCENA V
 
 ORAZIO con seguito e detti.
 
 ORAZIO
 Del pacifico patto
840violato da voi Porsenna io vengo
 a dimandar ragione. Al re toscano
 Roma or qui parlerà sul labbro mio.
 Se tu, che nol cred'io,
 fosti dell'opra ingiusta autore o guida,
845la guerra a rinnovar Roma ti sfida.
 S'altri mancò di fede,
 il reo, qualunque sia, Roma ti chiede.
 TARQUINIO
 (Oimè!)
 PORSENNA
                   Questo linguaggio
 strano Orazio è per me. Da voi difese
850non accuse aspettai. Che vuol quel fasto?
 È insania, arte o disprezzo? Ah non sperate
 ch'io soffra ognor deluso
 questo di mia clemenza ingrato abuso.
 TARQUINIO
 (Che farà!)
 ORAZIO
                        Noi difese?
855Chi fallì si difenda;
 la meritata attenda
 ira del ciel vendicatrice; e tremi...
 PORSENNA
 Gli dei non insultar; fur già da voi
 vilipesi abbastanza.
 ORAZIO
860Quando?
 PORSENNA
                    Quando a dispetto
 della giurata fede
 veniste ad assalirne.
 ORAZIO
                                        Ad assalirvi!
 Chi?
 TARQUINIO
             Voi.
 ORAZIO
                       Noi! Di traditi
 divenghiam traditori?
 TARQUINIO
                                            Eh qui non giova
865simular meraviglia. A me sul ponte
 di', non t'offristi armato? A che furtivo
 passar sull'altra sponda?
 ORAZIO
                                               Ai vostri oppormi
 rei disegni io dovea.
 TARQUINIO
                                        Chi di codesti
 disegni immaginati
870il delator fu mai?
 ORAZIO
                                   De' tradimenti
 un'anima nemica; è fausto in cielo
 qualche nume al mio zelo.
 TARQUINIO
                                                  Ogni malvagio
 per solenne costume
 sempre ha de' falli suoi complice un nume.
 ORAZIO
875Tanto un Tarquinio!
 PORSENNA
                                        Ebben, se i rei siam noi
 produci il nostro accusator.
 ORAZIO
                                                    Non posso
 senza farmi spergiuro.
 PORSENNA
                                            Il fatto adunque
 Orazio vi condanna.
 ORAZIO
                                       È ver; ma l'armi
 ne assolveran, se a me non credi. I nostri
880ostaggi intanto a noi sian resi.
 PORSENNA
                                                         Il dritto
 di chiederli perdeste.
 TARQUINIO
                                          Un nuovo è questo
 artificio o signor. Già Clelia è in Roma.
 PORSENNA, ORAZIO
 Come!
 TARQUINIO
                Larissa ed io del suo tragitto
 fummo or or spettatori.
 ORAZIO
                                              Oh stelle!
 TARQUINIO
                                                                  Or quale
885di loro intelligenza
 brami altra prova?
 PORSENNA
                                     Ah questo è troppo!
 ORAZIO
                                                                           Eppure
 di nostra fé...
 PORSENNA
                           Basta. Ho sofferto assai
 quel colpevole orgoglio.
 Va'; torna a Roma; e di' che guerra io voglio.
 ORAZIO
890L'avrai; ma trema. Assai tremar doveste
 quand'era al valor nostro unico sprone
 l'amor di libertà; quai nuovi, or pensa,
 di vendetta e d'onor stimoli aggiunga
 l'inganno, il tradimento,
895la calunnia, l'insulto. A Roma, oh stelle!
 perfidie attribuir! Violatrice
 Roma de' giuramenti!
 Dei che foste presenti
 a' sacri patti, è vostro il torto; a voi
900consacro il traditor. Vieni o Porsenna,
 venga l'Etruria; anzi la terra tutta
 s'affretti pur contro di noi. Quai sono
 ragion, giustizia armi tremende in guerra
 tutta da Roma imparerà la terra.
 
905   De' folgori di Giove
 Roma pugnando al lampo
 trarrà compagni in campo
 tutti gli dei con sé.
 
    Sarà per tutto altrove
910a' posteri d'esempio
 il memorando scempio
 di chi tradì la fé. (Parte)