L’Arcadia in Brenta, libretto, Bologna, Borghi, 1751

 SCENA IX
 
 Arriva un burchiello da cui sbarca il conte BELEZZA
 
 FABRIZIO
 Poh che gran signorone,
350costui pore mi vuol in sogezione.
 CONTE
 Permetta, anzi conceda
 che prostrato si veda
 al prototipo ver de' generosi
 l'infimo de' suoi servi rispettosi.
 FABRIZIO
355Servitor obbligato.
 CONTE
 La fama ha pubblicato
 i pregi vostri con eroica tromba;
 l'eco intorno rimbomba
 il nome alto sovrano
360di Fabrizio Fabroni da Fabriano.
 FABRIZIO
 Servitore di lei.
 CONTE
 Ed io pur bramerei,
 anzi sospirerei,
 benché il merito mio sia circonscritto,
365nel ruolo de' suoi servi esser descritto.
 FABRIZIO
 Anzi de' miei padroni.
 CONTE
 Ah! Mio signor, perdoni
 se tracotante, ardito,
 prevenendo l'invito,
370per far la mente mia sazia e contenta,
 son venuto a goder l'Arcadia in Brenta.
 FABRIZIO
 S'accomodi.
 CONTE
                         La fama
 poco disse finor di voi parlando,
 voi cantando, esaltando,
375veggo più, veggo molto
 in quell'amabil volto
 che con raggi di placido splendore
 spiega l'idea del liberal suo core.
 FABRIZIO
 Signor, lei mi confonde.
380Vorrei dir ma non so.
 Per andar alla breve, io tacerò.
 CONTE
 Quel silenzio loquace
 quanto, quanto mi piace! Ella tacendo
 col mutto favellar va rispondendo.
385Ed io, che tutto intendo,
 il genio suo comprendo.
 Ella vuol favorirmi ed io mi arrendo;
 ed accetto le grazie e grazie rendo.
 FABRIZIO
 Le renda o non le renda,
390è tutta una facenda,
 se qui vuole restar, mi farà onore,
 cerimonie non fo, son di bon core.
 CONTE
 Viva il buon cor. Anch'io l'affettazione
 odio nelle persone;
395parlar mi piace natural affatto.
 Perciò dal seno estratto
 il più divoto e caldo sentimento,
 trabocca dalle labra il mio contento.
 FABRIZIO
 Se questo è naturale,
400parla ben, non vi è male.
 CONTE
 La provida natura
 prese di me tal cura
 che mi rese il più vago e il più giocondo
 grazioso cavalier che viva al mondo.
 FABRIZIO
405Me ne rallegro assai. S'ella bramasse
 riposarsi, è padron.
 CONTE
                                       Sì, mio signore;
 accettarò l'onore
 che l'arcisoprafina sua bontà
 gentilissimamente ora mi fa.
 FABRIZIO
410Vada pure, Pancrazio,
 servi questo signore.
 CONTE
                                         L'essuberanza,
 anzi l'essorbitanza
 delle grazie, onde lei mi ha incatenato...
 FABRIZIO
 Vada, basta così.
 CONTE
                                 Lasci che almeno...
 FABRIZIO
415Vada per carità.
 CONTE
                                Non fia mai vero
 ch'io manchi al dover mio...
 FABRIZIO
 Vada lei, mio signore, o vado io.
 CONTE
 
    Fabrizio amabile,
 io parto, addio,
420vi son servitor.
 Ma quel bel volto,
 sì ben raccolto,
 spiega l'idea
 del suo bel cor.
425Pur non s'avvede
 che c'è l'inganno,
 che gran piacer.
 
    Vi son servitore,
 e uom di buon core.
430Amico garbato,
 vi sono obbligato,
 lo dico da vero,
 credetelo a me.
 
    Fabrizio amabile,
435io parto, addio,
 vi son servitor.