L’Arcadia in Brenta, libretto, Verona, Saracco, 1752

 L’ARCADIA IN BRENTA
 
 
    Dramma giocoso in musica da rappresentarsi in Verona nel Nuovo teatro dietro all’Arena il carnovale dell’anno 1752, consecrato al gran merito delle illustrissime signore dame di Verona.
    In Verona, per Giambattista Saracco, stampatore su la via de’ Pelizzai a San Marco, con licenza de’ superiori.
 
 
 Illustrissime e nobilissime signore dame,
    debile, informe soggetto abbisogna di valevole e ben fondato sostegno e allora più, se comparir deve alla vista e sotto l’esame di questa a meraviglia, nell’arti e scienze, colta ed adorna città. Evvi, illustrissime e generose dame, il motivo onde il presente dramma comico a voi si consacra e dona. Da voi benignamente accolto e protetto, nonostante la natural sua fiacchezza, avrà coraggio di mostrarsi a faccia scoperta, sapendo che, se a caso vi sarà chi della di lui mal composta forma si lagni, vedendolo dal vostro autorevole favore e generosità sostenuto, come cosa vostra sarà ad ogn’alma che gentil sia caro ed accetto e apprenderà da voi ad apprezzar le cose grandi e a render preggievoli e grandi le basse ed umili, non allettate dalla qualità del dono ma dall’umiltà di quelli che con profondo inalterabile ossequio danno e donano a voi tutti sé stessi. Umilissimi, devotissimi, obligatissimi servitori.
 
    Gl’impresari
 
 
 Lettor gentilissimo,
    pochi saranno quelli che letta L’Arcadia in Brenta non averanno. Si sa quasi comunemente aver figurato l’autore di quest’Arcadia una conversazione di sette civili ed oneste persone in un luogo delizioso fra quei magnifici palaggi che adornano il fiume Brenta e che formano una delle più belle villeggiature d’Italia. Due uomini e quattro donne formarono la raunanza, cioè Silvio, Giacinto, Foresta, Marina, Rosanna, Lauretta, a’ quali s’aggiunse dopo qualche giorno Fabrizio Fabroni di Fabriano che per la sua età e per il suo carattere, misto di sciocco e di faceto, riescì il condimento della gioconda società loro. L’Arcadia, di cui ora parlo, consiste principalmente in moti arguti, detti faceti, novelle spiritose, canzonette, madrigali e cose simili, per lo che, potendo una simile conversazione intitolarsi giocosa accademia, fu per la stessa ragione dall’autore intitolata L’Arcadia in Brenta, colla respettiva similitudine dell’Arcadia di Roma, in cui cose più serie e più elevate si trattano.
    Io adunque per argomento della mia presente operetta non prendo già L’Arcadia in Brenta che scritta trovasi dal nostro autore, poiché in essa materia non trovo per una teatrale rappresentazione.
    Sul fine di detta Arcadia, sciogliendo gli sette arcadi la loro gentile conversazione, s’invitano vicendevolmente per la susseguente stagione e tutto che stabilissero passare sul fiume Sile, accadde però che quel tale messer Fabrizio Fabroni da Fabriano, piccatosi di generosità, volle trattar magnificamente la maggior parte di quelli che l’avevano favorito e seco li condusse in un suo casino sul fiume Brenta, formando in esso novellamente L’Arcadia in Brenta. Invitò Rosana e Laura, Giacinto e Foresta, lasciando da parte Marina e Silvio, perché essi troppo sul vivo lo avevano motteggiato nell’altra Arcadia.
    S’accrebbe non pertanto il numero della conversazione con madama Lindora, dama di una straordinaria stucchevole delicatezza, ed il conte Bellezza di una caricatissima affettazione.
    Il povero Fabrizio, di gran core ma di poche sostanze, per sostener l’impegno, a cui incautamente s’apprese, andò in rovina, rimasto in pochi dì senza denaro e senza robba e col rossore di doversi vedere scornato dagli ospiti e ridotta L’Arcadia in una comedia, che per lui poteva dirsi tragedia, a che molto ha contribuito Foresta, una degli arcadi, ma la più confidente di Fabrizio, quella a cui aveva egli raccomandata l’economia della casa.
    Questa mia Arcadia in Brenta è tanto istorica quanto quella di Ginnesio Gavardo Vacalerio, avendola ricavata da codici antichissimi della Malcontenta, ove vanno a terminar i suoi giorni tutti quelli che, come messer Fabrizio, si fanno mangiare il suo e si riducono poveri per volerla spacciar da grandi.
 
 
 ATTORI
 
 ROSANNA
 (la signora Violante Masi)
 MADAMA LINDORA
 (la signora Anna Maria Grandis)
 MESSER FABRIZIO FABRONI da Fabriano
 (il signor Giovan Domenico Alfani)
 IL CONTE BELLEZZA
 (il signor Daniel Barba)
 GIACINTO
 (la signora Agata Masi)
 FORESTA
 (la signora Catterina Masi)
 
 
 BALLERINI
 
    La signora Anna Maria Mariani, la signora Elena Tomaselli, il signor Andrea Cattaneo, il signor Alvise Tavolato, la signora Anna Dal Bella, la signora Catterina Casallini, il signor Pietro Alberti, il signor Domenico Alessi.
 
    La musica è del signor Galuppi detto Buranello. L’invenzione de’ balli è del signor Andrea Cattaneo. Il vestiario è del signor Nadal Canziani. Le scene sono di vari eccellenti autori.
 
 
 MUTAZIONI DI SCENE
 
    Atto primo: camere terrene di Fabrizio con tavolino scrittorio, con scritture e calamaro ed una poltrona; giardino corrispondente al fiume Brenta, con sedili erbosi; sala; bosco per il ballo.
    Atto secondo: giardino con sedili erbosi; camera; sala; montuosa che si cambia in giardino con un palazzo in prospetto.
    Atto terzo: camera; giardino che termina al fiume Brenta, in cui evvi il burchiello che attende la compagnia dell’Arcadia.