L’Arcadia in Brenta, libretto, Bologna, Pisarri e Primodì, 1753 (Faenza)

 SCENA II
 
 Il CONTE e detti
 
 CONTE
 Nostro eroe, nostro nume,
865giacché nel principato
 ancor per questo dì fui confermato,
 impongo che si faccia
 una solenne streppitosa caccia.
 FABRIZIO
 E che deggio far io?
 CONTE
                                       Poco e pulito;
870un sferico pasticcio,
 due volatili allessi,
 un quadrupede arrosto,
 torta, latte, insalata e pochi frutti
 ed il di lei bon cor contenta tutti.
 FABRIZIO
875Ah non vuol altro? Sì sarà servito.
 (Stamane il disinar sarà compito).
 
    Basta basta lieti state,
 tutti addosso mi mangiate,
 tocca tocca solo a voi. (A Lauretta ed a Lindora)
880So il trattar co' pari suoi, (Al conte)
 madamina starà bona,
 Laura fida al suo Fabrizio,
 signor conte quel caprizio
 io vi voglio contentar.
 
885   (Le carezze di una donna
 fan scordarsi d'ogni male)
 ma io son un animale;
 non mi voglio qui fermar. (Parte)