L’Arcadia in Brenta, libretto, Bologna, Pisarri e Primodì, 1753 (Faenza)

 SCENA III
 
 Il CONTE, LINDORA e LAURETTA
 
 CONTE
 Generoso è Fabrizio e di bon core.
 LINDORA
890Per le ninfe d'Arcadia è un buon pastore.
 LAURETTA
 Signori miei disingannar vi voglio;
 il povero Fabrizio è disperato;
 egli s'è ruvinato,
 ordina di gran cose ma stamane
895non ha due soldi da comprarsi un pane.
 LINDORA
 La colazione è andata.
 LAURETTA
 Con la mia cioccolata.
 CONTE
 La caccia e il disinar più non si fa...
 LINDORA
 Ma il cappon vi sarà?
 LAURETTA
                                          No certamente.
 LINDORA
900Come viver potrò senza ristoro?
 Ahimè, che languidezza. Io manco; io moro.
 CONTE
 Ah madama, madama;
 eccovi samperillie,
 spirito di melissa,
905acqua della regina,
 estratto di canella soprafina.
 LINDORA
 V'è alcuna speziaria?
 CONTE
                                         Sì mia signora.
 LINDORA
 Deh fatemi il piacer, contino mio,
 andatemi a pigliare
910della polvere d'oro,
 un cordiale di perle,
 un elexir gemmato,
 con qualche solutivo delicato.
 CONTE
 Per servirvi, madama, in un istante,
915pongo lo sprone al cor, l'ali alle piante. (Parte)
 LAURETTA
 Eh madamina mia
 so io che vi vorria
 perché ogni vostro mal fosse guarito...
 LINDORA
 Che vi vorrebbe mai?
 LAURETTA
                                           Un bel marito. (Parte)