L’Arcadia in Brenta, libretto, Cremona, Ricchini, 1754

 SCENA III
 
 ROSANNA, GIACINTO e FABRIZIO
 
 FABRIZIO
 Ma, signora Rosanna,
 che dite voi! Che dite voi, Giacinto,
105del parlar di Lauretta!
 GIACINTO
                                           E non vedete
 ch'ella si prende spasso?
 FABRIZIO
 Corpo di satanasso,
 cospettonon di Bacco,
 se me n'ha detto un sacco!
 ROSANNA
110Eppure il di lei sdegno
 parmi d'amore un segno,
 la femmina talora
 scaltra finge odiar quel che più adora.
 FABRIZIO
 Possibile che m'ami
115e così mi strappazzi?
 ROSANNA
                                         Io ve lo giuro,
 siate pur sicuro,
 più volte l'amor suo m'ha confidato;
 arde per voi.
 FABRIZIO
                           Che amor indiavolato!
 GIACINTO
 È ver? (Piano a Rosanna)
 ROSANNA
                 (Mi prendo spasso). (A Giacinto)
120Sapete la cagione (A Fabrizio)
 ch'or la rese furiosa?
 Perch'è di me gelosa.
 FABRIZIO
                                         Or la capisco.
 Ma che motivo ha mai
 d'ingelosir di voi?
 ROSANNA
                                    Gli affetti miei
125ho confidati a lei.
 FABRIZIO
 Dunque voi pur mi amate?
 ROSANNA
 Purtroppo è ver.
 FABRIZIO
                                 Bellezze fortunate! (Toccandosi il viso)
 Giacinto, che ne dite?
 Forse v'ingelosite?
 GIACINTO
                                     Niente affatto.
130Io non son sì matto,
 s'ella v'ama, signor, io vado via,
 che non voglio impazzir per gelosia.
 
    Fra le tante amare pene,
 che dal seno il cor divide,
135è il tremar dell'alme infide,
 è l'amare e sospirar.
 
    Donne infeste all'altrui bene,
 che rapite i cori altrui,
 non sarò più qual io fui
140compiacente a tollerar.