L’Arcadia in Brenta, libretto, Milano, Ghislandi, 1758 (Novara)

 SCENA VIII
 
 Madama LINDORA, poi il CONTE con un speziale con vari medicamenti
 
 CONTE
 Eccovi lo spezial, signora mia,
1165ed ha mezzo con lui la spezieria.
 LINDORA
 Il cordiale.
 CONTE
                       Ecco il cordiale.
 LINDORA
 Mezzo voi, mezzo io.
 CONTE
                                        Io non ho male.
 LINDORA
 Quando si serve dama,
 ricusar non si può.
 CONTE
1170Dite bene, dite ben, io beverò.
 LINDORA
 È gagliardo?
 CONTE
                          Un po' troppo.
 LINDORA
 Ne vuo' assaggiar un poco,
 ah no no, non lo voglio, è tutto foco.
 Datemi l'elexir.
 CONTE
                                Eccolo qui.
 LINDORA
1175Bevetene voi prima in quel bichiere.
 CONTE
 Ma io...
 LINDORA
                 Ma voi non siete cavaliere.
 CONTE
 Vi domando perdono,
 vi servo, bevo e cavaliere io sono.
 LINDORA
 Vi piace?
 CONTE
                     Niente affatto.
1180M'ha posto un mongibel nel corpo mio.
 LINDORA
 Dunque, quando è così, non lo voglio io.
 CONTE
 Ed intanto l'ho preso.
 LINDORA
                                          Ohimè, mi sento
 lo stomaco pesante.
 Ha portato il purgante?
 CONTE
                                              Sì, madama,
1185è questo un solutivo
 che è molto operativo
 e se voi vi sentite indigestione,
 in poch'ore farà l'operazione.
 LINDORA
 Lasciatelo veder.
 CONTE
                                  Eccolo.
 LINDORA
                                                 È troppo
1190per lo stomaco mio.
 Mezzo voi il bevrete e mezzo io.
 CONTE
 Bisogno non ne ho.
 LINDORA
                                      Che importa questo?
 Prendetelo e bevete,
 se cavalier voi siete.
 CONTE
1195Beverò, beverò, sì, madamina.
 (Lei ha mal ed io prendo medicina).
 LINDORA
 Oibò, nausea mi fa, no, non lo voglio.
 CONTE
 Io sento un grande imbroglio
 nello stomaco mio.
 LINDORA
1200Conte, soffrite voi che soffro anch'io.
 CONTE
 Sono incappato inver nel bell'impiccio,
 per un vano capriccio,
 povera pancia mia,
 tutta ridonda in te questa...
1205Ma quel ch'è fatto è fatto
 e non voglio perciò diventar matto.
 Ne lascierò la cura
 alla madre natura
 ed io starò fra tanto allegramente
1210che è un gran rimedio il non pensarvi niente.
 
    Vuo' divertirmi
 tra suoni e canti,
 giacché i purganti
 m'han d'ammazzar.
 
1215   Voglio i violini,
 voglio i violoni,
 voglio il fagotto
 con l'oboè.
 Questi stromenti
1220non fan per me.
 
    Vuo' la violetta,
 vuo' la spinetta,
 tutta l'orchestra
 s'ha da sonar
1225che allegramente
 voglio crepar.