Artaserse, libretto, Roma, Amidei, 1749

 SCENA ULTIMA
 
 ARBACE e detti
 
 ARBACE
1550Ecco Arbace, o monarca, a' piedi tuoi.
 ARTASERSE
 Vieni, vieni al mio sen; perdona amico
 s'io dubitai di te. Troppo è palese
 la tua bella innocenza; ah fa' ch'io possa
 con franchezza premiarti. Ogni sospetto
1555nel popolo dilegua e rendi a noi
 qualche ragion del sanguinoso acciaro
 che in tua man si trovò, della tua fuga,
 del tuo tacer, di quanto
 ti fece reo.
 ARBACE
                       S'io meritai signore
1560qualche premio da te, lascia ch'io taccia;
 il mio labro non mente.
 Credi a chi ti salvò. Sono innocente.
 ARTASERSE
 Giuralo almeno. E l'atto
 terribile e solenne
1565faccia fede del vero. Ecco la tazza
 al rito necessaria. Or seguitando
 della Persia il costume,
 vindice chiama e testimonio un nume.
 ARBACE
 Son pronto. (Prende in mano la tazza)
 MANDANE
                          (Ecco il mio ben fuor di periglio).
 ARTABANO
1570(Che fo? Se giura, avvelenato è il figlio).
 ARBACE
 « Lucido dio per cui l'april fiorisce,
 per cui tutto nel mondo e nasce e muore... »
 ARTABANO
 (Misero me!)
 ARBACE
                            « Se il labro mio mentisce,
 si cangi entro il mio seno
1575la bevanda vital... » (In atto di voler bere)
 ARTABANO
                                       Ferma; è veleno.
 ARTASERSE
 Che sento!
 ARBACE
                       Oh dei!
 ARTASERSE
                                        Perché finor tacerlo?
 ARTABANO
 Perché a te l'apprestai.
 ARTASERSE
                                            Ma qual furore
 contro di me?
 ARTABANO
                             Dissimular non giova;
 già mi tradì l'amor di padre. Io fui
1580di Serse l'uccisore. Il regio sangue
 tutto versar volevo. È mia la colpa,
 non è d'Arbace. Il sanguinoso acciaro
 per celarlo io gli diedi. Il suo pallore
 era orror del mio fallo. Il suo silenzio
1585pietà di figlio. Ah se minore in lui
 la virtù fosse stata, o in me l'amore,
 compivo il mio disegno
 e involata t'avrei la vita e il regno.
 ARBACE
 Che dice!
 ARTASERSE
                     Anima rea! M'uccidi il padre;
1590della morte di Dario
 colpevole mi rendi; a quanti eccessi
 t'indusse mai la scelerata speme!
 Empio morrai.
 ARTABANO
                               Noi moriremo insieme. (Snuda la spada e seco Artaserse in atto di difesa)
 ARBACE
 Stelle!
 ARTABANO
               Amici; non resta
1595ch'un disperato ardir. Mora il tiranno. (Le guardie sedotte si pongono in atto d’assalire)
 ARBACE
 Padre che fai?
 ARTABANO
                             Voglio morir da forte.
 ARBACE
 Deponi il ferro o beverò la morte. (In atto di bere)
 ARTABANO
 Folle che dici?
 ARBACE
                             Se Artaserse uccidi,
 no, più viver non devo.
 ARTABANO
1600Eh lasciami compir.   (Come sopra)
 ARBACE
                                          Guardami, io bevo. (Come sopra)
 ARTABANO
 Fermati figlio ingrato.
 Confuso, disperato
 vuoi che per troppo amarti un padre cada?
 Vincesti ingrato figlio, ecco la spada. (Getta la spada e le guardie sollevate si ritirano fuggendo)
 MANDANE
1605O fede!
 SEMIRA
                 O tradimento!
 ARTASERSE
                                              Olà seguite
 i fugaci ribelli ed Artabano
 a morir si conduca.
 ARBACE
                                      Oh dio! Fermate;
 signor, pietà.
 ARTASERSE
                           Non la sperar per lui.
 Troppo enorme è il delitto. Io non confondo
1610il reo coll'innocente. A te Mandane
 sarà sposa, se vuoi; sarà Semira
 a parte del mio trono;
 ma per quel traditor non v'è perdono.
 ARBACE
 Toglimi ancor la vita. Io non la voglio,
1615se per esserti fido,
 se per salvarti il genitore uccido.
 ARTASERSE
 O virtù che innamora!
 ARBACE
                                            Ah non domando
 da te clemenza; usa rigor; ma cambia
 la sua nella mia morte. Al regio piede
1620chi ti salvò ti chiede (S’inginocchia)
 di morir per un padre. In questa guisa
 s'appaghi il tuo desio;
 è sangue d'Artabano il sangue mio.
 ARTASERSE
 Sorgi, non più. Rasciuga
1625quel generoso pianto anima bella.
 Chi resister ti può? Viva Artabano.
 Ma viva almeno in doloroso esiglio;
 e doni il tuo sovrano
 l'error d'un padre alla virtù d'un figlio.
 CORO
 
1630   Giusto re, la Persia adora
 la clemenza assisa in trono,
 quando premia col perdono
 d'un eroe la fedeltà.
 
    La giustizia è bella allora
1635che compagna ha la pietà.
 
 Il fine