Artaserse, libretto, Mannheim, Pierron, 1751

 SCENA XI
 
 MEGABISE, poi ARBACE disarmato fra le guardie e detti
 
 MEGABISE
                                                  Arbace è il reo.
 ARTASERSE, SEMIRA
 Come?
 MEGABISE
                 Osserva il delitto in quel sembiante. (Accennando Arbace che esce confuso)
 ARTASERSE
 L'amico!
 ARTABANO
                    Il figlio!
 SEMIRA
                                     Il mio german!
 MANDANE
                                                                   L'amante!
 ARTASERSE
375In questa guisa, Arbace,
 mi torni innanzi? Ed hai potuto in mente
 tanta colpa nudrir?
 ARBACE
                                      Sono innocente.
 MANDANE
 (Volesse il ciel).
 ARTASERSE
                                Ma se innocente sei,
 difenditi, dilegua
380i sospetti, gl'indizi; e la ragione
 dell'innocenza tua sia manifesta.
 ARBACE
 Io non son reo; la mia difesa è questa.
 ARTABANO
 (Seguitasse a tacer).
 MANDANE
                                        Ma i sdegni tuoi
 contro Serse?
 ARBACE
                            Eran giusti.
 ARTASERSE
                                                    La tua fuga?
 ARBACE
385Fu vera.
 MANDANE
                   Il tuo silenzio?
 ARBACE
 È necessario.
 ARTASERSE
                           Il tuo confuso aspetto?
 ARBACE
 Lo merita il mio stato.
 MANDANE
                                           E il ferro asperso
 di caldo sangue?
 ARBACE
                                 Era in mia mano, è vero.
 ARTASERSE
 E non sei delinquente?
 MANDANE
390E l'uccisor non sei?
 ARBACE
                                      Sono innocente.
 ARTASERSE
 Ma l'apparenza, o Arbace,
 ti accusa, ti condanna.
 ARBACE
 Lo veggo anch'io; ma l'apparenza inganna.
 ARTASERSE
 Tu non parli, o Semira?
 SEMIRA
                                              Io son confusa.
 ARTASERSE
395Parli Artabano.
 ARTABANO
                               Oh dio!
 Mi perdo anch'io nel meditar la scusa.
 ARTASERSE
 Misero, che farò! Punire io deggio
 nell'amico più caro, il più crudele
 orribile nemico! A che mostrarmi
400così gran fedeltà barbaro Arbace?
 Quei soavi costumi,
 quell'amor, quelle prove
 d'incorrotta virtude erano inganni
 dunque d'un'alma rea? Potessi almeno
405quel momento obbliar che in mezzo all'armi
 me da' nemici oppresso
 cadente sollevasti e col tuo sangue
 generoso serbasti i giorni miei.
 Che adesso non avrei,
410del padre mio nel vendicare il fato,
 la pena, oh dio, di divenirti ingrato.
 ARBACE
 I primi affetti tuoi,
 signor non perda un innocente oppresso.
 Se mai degno ne fui, lo sono adesso.
 ARTABANO
415Audace! E con qual fronte
 puoi domandargli amor? Perfido figlio,
 il mio rossor, la pena mia tu sei.
 ARBACE
 Anche il padre congiura a' danni miei!
 ARTABANO
 Che vorresti da me? Ch'io fossi a parte
420de' falli tuoi nel compatirti? Eh provi, (Ad Artaserse)
 provi o signor la tua giustizia. Io stesso
 sollecito la pena. In sua difesa
 non gli giovi Artabano aver per padre;
 scordati la mia fede; obblia quel sangue,
425di cui per questo regno
 tante volte pugnando i campi aspersi.
 Coll'altro ch'io versai, questo si versi.
 ARTASERSE
 O fedeltà!
 ARTABANO
                      Risolvi e qualche affetto,
 se ti resta per lui, vada in obblio.
 ARTASERSE
430Risolverò; ma con qual core... Oh dio!
 
    Deh respirar lasciatemi
 qualche momento in pace;
 capace di risolvere
 la mia ragion non è.
 
435   Mi trovo in un istante
 giudice, amico, amante
 e delinquente e re. (Parte)