Il filosofo di campagna, partitura ms. F-Pn, 1755 (Il filosofo)

 SCENA V
 
 NARDO
 
 NARDO
 
    Al lavoro, alla campagna,
205poi si gode, poi si magna
 con diletto e libertà.
 
    Oh che pane delicato
 se da noi fu coltivato,
 presto presto a lavorare,
210a prodare, a seminare,
 e doppoi si mangierà,
 del bon vin si beverà
 ed allegri si starà.
 
 Vanga mia benedetta,
215mio diletto, conforto e mio sostegno,
 tu sei lo scettro e questi campi il regno.
 Quivi regnò mio padre,
 l'avolo ed il bisavolo ed il trisavolo
 e fur sudditi lor la zucca e il cavolo.
220Nelle città famose
 ogni generazion si cambia stato.
 Se il padre ha accumulato
 con fatica, con arte e con periglio
 distrugge i beni suoi prodigo il figlio.
225Qui, dove non ci tiene
 il lusso, l'ambizion, la gola oppressi,
 sono gl'uomini ognor sempre gli stessi.
 Non cambierei, lo giuro,
 col piacer delle feste e dei teatri
230zappe, trebbie, rastrei, vanghe ed aratri.