Il filosofo di campagna, libretto, Vienna, Ghelen, 1763

 SCENA V
 
 Campagna con casa rustica.
 
 NARDO esce di casa con una vanga accompagnato da alcuni villani
 
 NARDO
 
200   Al lavoro, alla campagna,
 poi si gode, poi si magna
 con diletto e libertà.
 
    Oh che pane delicato,
 se da noi fu coltivato!
205Presto, presto a lavorare,
 a potare, a seminare,
 e dappoi si mangerà;
 del buon vin si beverà
 ed allegri si starà. (Partono i contadini, restandone uno impiegato)
 
210Vanga mia benedetta,
 mio diletto conforto e mio sostegno,
 tu sei lo scettro e questi campi il regno.
 Quivi regnò mio padre,
 l'avolo ed il bisavolo ed il tritavolo
215e fur sudditi lor la zucca, il cavolo.
 Nelle città famose
 ogni generazion si cambia stato.
 Se il padre ha accumulato
 con fatica, con arte e con periglio,
220distrugge i beni suoi prodigo il figlio.
 Qui, dove non ci tiene
 il lusso, l'ambizion, la gola oppressi,
 sono gl'uomini ognor sempre gl'istessi.
 Non cambierei, lo giuro,
225col piacer delle feste e dei teatri
 zappe, trebbie, rastrei, vanghe ed aratri.