Il filosofo di campagna, libretto, Livorno, Coltellini, 1768

 SCENA V
 
 DON TRITEMIO e RINALDO
 
 DON TRITEMIO
595La riverisco etcaetera,
 vada, signor notaro, a farsi etcaetera.
 RINALDO
 Ei va per ordin mio
 a prender altri fogli, altri capitoli,
 per provarvi di me lo stato e i titoli.
 DON TRITEMIO
600Sì sì la vostra casa
 ricca, nobile e grande ognora fu,
 credo quel che mi dite e ancora più.
 RINALDO
 Dunque di vostra figlia
 mi credete voi degno?
 DON TRITEMIO
                                           Anzi degnissimo.
 RINALDO
605Le farò contradote.
 DON TRITEMIO
                                     Obbligatissimo.
 RINALDO
 Me l'accordate voi?
 DON TRITEMIO
                                      Per verità
 v'è una difficoltà.
 RINALDO
                                   Da che dipende?
 DON TRITEMIO
 Ho paura che lei...
 RINALDO
                                    Chi?
 DON TRITEMIO
                                                La figliuola...
 RINALDO
 D'Eugenia non pavento.
 DON TRITEMIO
610Quando lei possa farlo, io son contento.
 RINALDO
 Ben, vi prendo in parola.
 DON TRITEMIO
 Chiamerò la figliuola.
 S'ella non fosse in caso
 dal mio buon cuor sarete persuaso.
 RINALDO
615Sì, chiamatela pur, contento io sono.
 Se da lei sono escluso, io vi perdono.
 DON TRITEMIO
 Bravo! Un uom di ragion si loda e stima,
 s'ella non puole, amici come prima.
 
    Sono di tutti amico,
620son vostro servitor.
 Un uomo di buon cuor
 conoscerete in me.
 
    La chiamo subito,
 verrà, non dubito,
625sconvolta trovasi
 da un non so che.
 
    Farò il possibile
 per vostro merito,
 che per i titoli,
630per i capitoli,
 anco in preterito
 famoso egli è.