Il filosofo di campagna, libretto, Mosca, Università Imperiale, 1774

 SCENA III
 
 RINALDO, poi DON TRITEMIO
 
 RINALDO
520Se da Eugenia dipende il piacer mio,
 di sua man, del suo cor certo son io.
 Veggola che ritorna.
 LESBINA
 Signor padron, voi siete domandato.
 DON TRITEMIO
 Chi è che mi vuole? (A Lesbina)
 LESBINA
525Un famiglio di Nardo.
 DON TRITEMIO
 Sente, signor? Del genero un famiglio
 favellarmi desia,
 onde vosignoria,
 s'altra cosa non ha da commandare,
530per cortesia, se ne potrebbe andare.
 RINALDO
 Sì sì, me n'anderò ma giuro ai numi,
 vendicarmi saprò.
 
    Perfida figlia ingrata,
 padre spietato indegno,
535no so frenar lo sdegno,
 l'alma si scuote irata.
 Empio, crudele, audace,
 pace per me non v'è. (Or all’una, or all’altro)
 
    E tu che alimentasti (A Lesbina)
540sinora il foco mio
 colla speranza, oh dio!
 così tu m'ingannasti?
 L'offeso cuor aspetta
 vendetta anche di te.