Alessandro nell’Indie, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1776

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Portici de’ giardini reali.
 
 CLEOFIDE ed ERISSENA
 
 CLEOFIDE
 Ma lasciami, Erissena, (Con noia)
 respirar sola in pace. I passi miei
 perché seguir così? Perché affannarmi
810con sì spesse richieste? È ver, sedotto
 ho d'Alessandro il core; è ver, di sposo
 ei la man mi promise; io vado al tempio;
 già il rogo si compone; e sol l'idea
 di vittima e di rogo or mi consola.
815S'altro non vuoi saper, lasciami sola.
 ERISSENA
 Che bella fedeltà! Ma con qual fronte
 al tempio andrai?
 CLEOFIDE
                                    V'andrò come conviene
 a una sposa reale.
 ERISSENA
                                   E Poro?
 CLEOFIDE
                                                    E Poro
 fin colà negli Elisi
820sarà pago di me.
 ERISSENA
                                 Ma l'Asia tutta...
 CLEOFIDE
 Tutta mi approverà.
 ERISSENA
                                        Sì, veramente
 dell'Asia in te le spose avranno...
 CLEOFIDE
                                                             Avranno
 dell'Asia in me le spose esempio e guida.
 ERISSENA
 Arrossisco per te. Spergiura! Infida!
 CLEOFIDE
825Alle ingiurie, Erissena,
 non trascorrer sì presto. Io ti vorrei
 in giudicar più cauta. Il tempo, il luogo
 cangia aspetto alle cose. Un'opra istessa
 è delitto, è virtù, se vario è il punto
830donde si mira. Il più sicuro è sempre
 il giudice più tardo;
 e s'inganna chi crede al primo sguardo.
 
    Se troppo crede al ciglio
 colui che va per l'onde,
835invece del naviglio
 vede partir le sponde,
 giura che fugge il lido;
 e pur così non è. (Parte)
 
 SCENA II
 
 ERISSENA, poi TIMAGENE
 
 ERISSENA
 E ostentar con tal fasto
840si può l'infedeltà?
 TIMAGENE
                                    Poro non vedo. (Cercando per la scena senza veder Erissena)
 Questa è pur l'ora, il loco è questo.
 ERISSENA
                                                                E poi (Senza veder Timagene)
 ci lagneremo noi,
 se non credon gli amanti
 alle nostre querele, a' nostri pianti!
 TIMAGENE
845Se il mio foglio ei non ebbe,
 Asbite almen dovrebbe... Oh ciel! Chi mai (Vede Erissena)
 qui condusse Erissena?
 L'eviterò. S'aspetti
 non veduto che parta. (Nell’andare a nascondersi s’incontra con Alessandro)
 
 SCENA III
 
 ALESSANDRO e detti
 
 ALESSANDRO
                                           Ove t'affretti? (A Timagene)
 TIMAGENE
850Signor... vado... attendea... (Confuso)
 ALESSANDRO
                                                    Che mai?
 TIMAGENE
                                                                        L'istante
 di teco ragionar.
 ALESSANDRO
                                 Parla.
 TIMAGENE
                                              Vorrei...
 (Stelle! Ove son? Non trovo i detti).
 ALESSANDRO
                                                                   Intendo;
 solo mi vuoi. Bella Erissena, e dove
 dalla real Cleofide lontana
855solinga errando vai?
 Forse ancor non saprai
 ch'ella sarà mia sposa,
 prima che questo sol compisca il giro.
 ERISSENA
 Il so purtroppo; e il tuo bel cuore ammiro. (Con dispetto e parte)
 
 SCENA IV
 
 ALESSANDRO e TIMAGENE
 
 TIMAGENE
860(Dei, che m'avvenne mai? Gelar mi sento!
 Mi trema il cor).
 ALESSANDRO
                                 Siam soli; (Tutto senza sdegno)
 ecco l'ora, ecco il loco, ecco Alessandro.
 Che pensi, o Timagene? A che d'intorno
 volgi il guardo così? Se Poro attendi,
865molto è lungi da noi; l'attendi invano.
 Ardir. Che? La tua mano
 all'onor di svenarmi
 non può sola aspirar?
 TIMAGENE
                                          Come! Io... svenarti?
 Ah! Qual è quell'infame,
870che ha questo in te nero sospetto impresso?
 ALESSANDRO
 Vedilo. (Gli dà il foglio da lui scritto a Poro)
 TIMAGENE
                  (Oh numi!) (Abbattuto)
 ALESSANDRO
                                          È Timagene istesso.
 TIMAGENE
 Perfido messaggier.
 ALESSANDRO
                                       Come? Si lagna
 della perfidia altrui
 chi l'esempio ne diede!
 
 TIMAGENE
                                             È ver; nel passo
875a cui ridotto io sono, (Disperato)
 più difesa o perdono
 è follia di sperar. Dovuto è questo
 mio sangue a te.
 ALESSANDRO
                                 Ma che mi giova il sangue
 d'un traditore? Ah se mi vuoi superbo
880del mio poter, rendimi il cor; ritorna
 ad esser fido.
 TIMAGENE
                            Oh delitto! Oh perdono!
 Oh clemenza maggior de' falli miei! (Inginocchiandosi con impeto e piangendo)
 ALESSANDRO
 Non più. Sorgi; in quel pianto
 già l'amico vegg'io. Sì bel rimorso
885le tue virtù ravvivi.
 Vieni al sen d'Alessandro; amalo e vivi.
 
    Serbati a grandi imprese
 acciò rimanga ascosa
 la macchia vergognosa
890di questa infedeltà. (Parte)
 
 SCENA V
 
 TIMAGENE, indi PORO
 
 TIMAGENE
 Oh rimorso! Oh rossore! E non m'ascondo,
 misero, a' rai del dì! Con qual coraggio
 soffrirò gli altrui sguardi,
 se reo di questo eccesso
895orribile son io tanto a me stesso?
 PORO
 (Qui Timagene e solo?) Amico, il cielo
 pur salvo a te mi guida.
 TIMAGENE
                                              Ah fuggi, Asbite,
 fuggi da me.
 PORO
                          Qui d'Alessandro il sangue
 non dobbiamo versar?
 TIMAGENE
                                            Prima si versi
900quello di Timagene.
 PORO
                                       E la promessa?
 TIMAGENE
 La promessa d'un fallo
 non obbliga a compirlo.
 PORO
                                              Infido! Ah dunque
 tu più quel Timagene
 di poc'anzi non sei?
 TIMAGENE
                                       No. Quello in seno
905avea perfida l'alma, il cor rubello.
 PORO
 Ed or...
 TIMAGENE
                 Lode agli dei, non è più quello. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 PORO, poi GANDARTE, indi ERISSENA
 
 PORO
 Ecco spezzato il solo
 debolissimo filo a cui s'attenne
 finor la mia speranza. A che mi giova
910più questa vita ogni momento esposta
 di fortuna a soffrir gli scherni e l'ire?
 Ah finisca una volta il mio martire. (In atto di snudar la spada)
 GANDARTE
 Ferma; sei tu, mio re? (Trattenendolo)
 ERISSENA
                                             Sei tu, germano?
 PORO
 Purtroppo io son.
 GANDARTE
                                   La principessa estinto
915ti dicea nell'Idaspe.
 ERISSENA
 L'asserì Timagene.
 PORO
 E v'ingannò.
 GANDARTE
                          Ma quell'incerto sguardo,
 quella pallida fronte,
 quella man sull'acciaro, oh dio! Mi dice
920che a un disperato affanno
 il mio re s'abbandona; e non m'inganno.
 PORO
 E qual empio potrebbe
 consigliarmi la vita in questo stato?
 ERISSENA
 Ah no, germano amato,
925non dir così; mi fai morir.
 GANDARTE
                                                  Non sia
 di tua virtù maggiore
 la tirannia degli astri.
 ERISSENA
                                          Hai molti alfine
 compagni al duol. Né de' traditi amanti
 tu il primo sei; né delle amanti infide
930Cleofide è la prima
 né l'ultima sarà.
 PORO
                                 Che! (Sorpreso)
 ERISSENA
                                             Non dolerti.
 Molto acquista chi perde
 una donna infedel. Lascia che sposa
 l'abbia pure Alessandro.
 PORO
                                               Abbia Alessandro!
935Chi? (Come sopra)
 ERISSENA
              L'ignori! Cleofide.
 PORO
                                                 E obbligarla
 chi a tal nodo potrà?
 ERISSENA
                                        Nessun. Di tutte
 le sue lusinghe armata
 ella stessa il richiese.
 PORO
                                         Ella! (Stupido)
 ERISSENA
                                                    E l'ottenne
 e i felici consorti andran contenti...
 PORO
940Dove? (Impaziente)
 ERISSENA
                 Al tempio maggior.
 PORO
                                                      Quando?
 ERISSENA
                                                                         A momenti.
 PORO
 Perfida, invan lo speri. (Furioso in atto di partire)
 GANDARTE
                                             Ove t'affretti? (Trattenendolo)
 PORO
 Al tempio. (Come sopra)
 ERISSENA
                        Ah no. (Trattenendolo)
 GANDARTE
                                       T'arresta. (Come sopra)
 PORO
 Lasciatemi. (Volendosi liberar da loro)
 GANDARTE
                          Ti perdi.
 ERISSENA
 Corri a morir.
 PORO
                             Ah Gandarte, ah germana,
945io mi sento morir. Gelo ed avvampo
 d'amor, di gelosia. Lagrimo e fremo
 di tenerezza e d'ira; ed è sì fiero
 di sì barbare smanie il moto alterno
 ch'io mi sento nel cor tutto l'inferno.
 
950   Dov'è? S'affretti
 per me la morte.
 Poveri affetti!
 barbara sorte!
 Perché tradirmi,
955sposa infedel!
 
    Lo credo appena
 l'empia m'inganna.
 Questa è una pena
 troppo tiranna
960questo è un tormento
 troppo crudel! (Parte)
 
 SCENA VII
 
 ERISSENA e GANDARTE
 
 ERISSENA
 Gandarte, in questo stato
 non lasciarlo, se m'ami.
 GANDARTE
                                              Addio, mia vita.
 Non mi porre in oblio,
965se questo fosse mai l'ultimo addio. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 ERISSENA sola
 
 ERISSENA
 D'inaspettati eventi
 qual serie è questa! Oh come
 l'alma mia non avezza
 a sì strane vicende
970si perde, si confonde e nulla intende.
 
    Son confusa pastorella
 che nel bosco a notte oscura
 senza face e senza stella
 infelice si smarrì.
 
975   Ogni moto più leggiero
 mi spaventa e mi scolora,
 è lontanta ancor l'aurora
 e non spero un chiaro dì. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 Parte interna del gran tempio di Bacco magnificamente illuminato e rivestito di ricchissimi tappeti, dietro de’ quali al destro lato, vicinissimo all’orchestra andranno a suo tempo a ricovrarsi Poro e Gandarte in modo che rimangano celati a tutti i personaggi ma scoperti a tutti gli spettatori. Vasto e ornato ma basso rogo nel mezzo che poi s’accende ad un cenno di Cleofide. Due grandissime porte in prospetto che si spalancano all’arrivo d’Alessandro e scoprono parte della reggia e della città illuminata in lontananza.
 
 PORO uscendo impetuoso e GANDARTE seguitandolo da lontano
 
 GANDARTE
 Signor? Fermati; ascolta.
 PORO
980Tu qui! Chiusi del tempio e custoditi
 son pur gl'ingressi. Onde venisti?
 GANDARTE
                                                               Io venni
 sull'orme tue per la segreta via
 che conduce alla reggia.
 PORO
                                              A secondarmi
 giungi opportun. Presso alle chiuse porte
985che s'aprano attendiam; la coppia rea
 inaspettati assalirem.
 GANDARTE
                                          T'accieca
 l'ira, o mio re. Di conseguir che speri?
 Il popolo, i guerrieri,
 i custodi, i ministri... Ah che in tal guisa
990la tua morte assicuri;
 perdi la tua vendetta.
 PORO
                                          Ogni difesa
 l'ira mia preverrà.
 GANDARTE
                                     Signor, quest'ira (Inginocchiandosi)
 deh per ora sospendi.
 Salvati, fuggi...
 PORO
                              Indarno...
 GANDARTE
                                                   Aimè! Del tempio
995si scuotono le porte!
 Celati almeno.
 PORO
                              A render certo il colpo
 util saria. Ma dove?
 GANDARTE
                                       Offron quei marmi
 a te comodo asilo
 fra la porpora e l'or che gli circonda.
1000Vieni e sicuro sei.
 PORO
 Reggete questa man, vindici dei. (Snuda la spada e va a nascondersi con Gandarte)
 
 SCENA ULTIMA
 
 Preceduti dal coro de’ baccanti, che entrano cantando e danzando nel tempio, e seguiti da guardie, popolo e sacerdoti con faci accese alla mano, s’avanzano CLEOFIDE alla destra del rogo. ALESSANDRO, ERISSENA e TIMAGENE alla sinistra
 
 CORO
 
    Dagli astri discendi,
 o nume giocondo,
 ristoro del mondo,
1005compagno d'amor.
 
    D'un popolo intendi
 le supplici note,
 acceso le gote
 di sacro rossor.
 
 CLEOFIDE
1010Nell'odorata pira
 si destino le fiamme. (I sacerdoti accendono il rogo)
 PORO
 (Perfida!)
 ALESSANDRO
                      È dolce sorte unire insieme
 e la gloria e l'amor.
 PORO
                                      (Più fren non soffre
 già 'l mio furor).
 ALESSANDRO
                                 Vieni, o regina; un nodo
1015leghi le destre e i cori. (Accostandosele in atto di darle la mano)
 CLEOFIDE
 Ferma. È tempo di morte e non d'amori.
 ALESSANDRO
 Numi!
 PORO
                (Che ascolto!) (Resta immobile Poro nell’attitudine di scagliarsi)
 CLEOFIDE
                                            Io fui
 consorte a Poro. Ei più non vive; e deggio
 su quel rogo morir. Se t'ingannai,
1020perdonami, Alessandro; il sacro rito
 non sperai di compir senza ingannarti;
 temei la tua pietà. Questo è il momento
 in cui si adempia il sacrificio appieno. (In atto di andare verso il rogo)
 ALESSANDRO
 Ah nol deggio soffrir. (Volendo arrestarla)
 CLEOFIDE
                                          Ferma o mi sveno. (Impugnando uno stile)
 PORO
1025(Oh amore!)
 GANDARTE
                           (Oh fedeltà!)
 ALESSANDRO
                                                     Non esser tanto
 di te stessa nemica.
 CLEOFIDE
 Il nome d'impudica
 vivendo acquisterei. Passa alle fiamme
 dalle vedove piume
1030ogni sposa fra noi. Questo è il costume
 dell'India tutta; ed ogni età lontana
 questa legge osservò.
 ALESSANDRO
                                         Legge inumana
 che bisogno ha di freno,
 che distrugger saprò. (Vuole appressarsi a Cleofide)
 CLEOFIDE
                                          Ferma o mi sveno. (In atto di ferirsi)
 ALESSANDRO
1035Risolvermi non oso.
 CLEOFIDE
 Ombra del caro sposo,
 ecco della mia fé le prove estreme... (Volendo gettarsi nelle fiamme)
 PORO
 Aspettami, cor mio; morremo insieme. (Scoprendosi)
 GANDARTE
 (Aimè! Poro si perde).
 CLEOFIDE
1040Dei! Traveggo? Sei tu?
 PORO
                                            No; non travedi;
 il tuo Poro son io.
 GANDARTE
 Chi usurpa il nome mio? (Scoprendosi)
 Non crederlo, Alessandro; io son...
 PORO
                                                                Tu sei
 il mio caro Gandarte; e non è tempo
1045di finger più. Trovai fedel la sposa;
 son paghi i voti miei. Così potessi
 con la man d'Erissena,
 con parte del mio regno esserti grato.
 ALESSANDRO
 Son fuor di me. Come! Tu sei!... (A Poro)
 PORO
                                                             Son io
1050il tuo nemico.
 ALESSANDRO
                            E di venire ardisci...
 PORO
 A morir con la sposa.
 ALESSANDRO
                                         E tu non vuoi... (A Cleofide)
 CLEOFIDE
 Viver senza di lui.
 ALESSANDRO
                                    Gandarte...
 GANDARTE
                                                           Espone,
 come è dover, la vita
 per quella del suo re.
 ALESSANDRO
                                         Dunque germoglia
1055tanta virtù nell'India! Ed io dovrei
 contar tra i fasti miei tanti infelici!
 No; nol crediate, amici; un cor capace
 di sì crudel diletto io non mi trovo.
 Abbia l'India di nuovo
1060e pace e libertà. Da me riceva
 Poro la sposa e la real sua sede;
 e in premio di sua fede
 su la feconda parte
 ch'oltre il Gange io domai, regni Gandarte.
 CLEOFIDE, GANDARTE
1065O Alessandro!
 ERISSENA, TIMAGENE
                             O signor!
 ALESSANDRO
                                                 Tacete. Omaggi
 altri io non vo' da voi che l'odio estinto.
 CLEOFIDE
 Or trionfi Alessandro.
 PORO
                                           Or Poro è vinto.
 TUTTI FUOR CHE ALESSANDRO
 
    Serva ad eroe sì grande,
 cura di Giove e prole,
1070quanto rimira il sole,
 quanto circonda il mar.
 
    Né lingua adulatrice
 del nome suo felice
 trovi più dolce suono
1075di chi risiede in trono
 il fasto a lusingar.
 
 Il fine